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Procida e le altre Capitali, quanto vale la cultura

di Paola Palazzo15 Febbraio 2021
15 Febbraio 2021

Procida è in fermento. Ha meno di un anno per prepararsi ad essere Capitale italiana della cultura 2022. Il piccolo centro medievale del Golfo di Napoli è stato proclamato vincitore lo scorso 18 gennaio. È la prima volta per un’isola, ed è la prima volta per un borgo. Caratteristiche preziose che, però, potrebbero non conciliarsi con una manifestazione così impegnativa. Non solo: l’emergenza sanitaria ha azzerato turismo e cultura, veri e propri “core business” del progetto e, se le cose non cambiano profondamente nei prossimi mesi, le celebrazioni costerebbero più di quanto potrebbero fruttare.

Intanto il dossier, intitolato “La cultura non isola”, è in dirittura d’arrivo: 44 progetti per 330 giorni di programmazione, che coinvolgeranno 240 artisti. Procida si prepara a ricevere il testimone da Parma, che proprio a causa della pandemia è stata riconfermata Capitale italiana della cultura per il 2021. Ma la proroga non ha compensato l’anno di perdite subite dalla città emiliana e c’è il rischio che l’eco di Parma Capitale svanisca nel nulla. “Dovremmo avere otto mesi di lavoro continuato per definirci soddisfatti” spiega a LumsaNews l’assessore alla cultura della città, Michele Guerra.

Si cerca di recuperare terreno, garantendo la fruizione degli eventi in programma attraverso nuove piattaforme tecnologiche. Anche Procida 2022 avrà delle piattaforme digitali. “I nostri contenuti – ci spiega Agostino Riitano, presidente del comitato promotore – verranno inseriti nell’Ecosistema digitale per la cultura della regione Campania”. Un paracadute in vista di eventuali chiusure per l’emergenza pandemica, fermo restando che l’esperienza digitale non può sostituire quella dal vivo.

Ma com’è andata in passato ad altre Capitali italiane della cultura? Proprio il ritorno in termini di visitatori è uno dei punti di forza delle Capitali. Basta osservare Mantova, designata per l’anno 2016. Confcommercio ha registrato nei primi quattro mesi di quell’anno un incremento degli arrivi pari al 20,47% e un +25,68% delle presenze turistiche rispetto allo stesso periodo nel 2015. Aumentata lievemente anche la permanenza media: da 1,45 a un giorno e mezzo (1,51).

Con Procida il discorso cambia: con un’estensione di appena 4 chilometri quadrati è concreto il rischio sovraffollamento. “Vogliamo che si crei un turismo sostenibile, lento e destagionalizzato – sostiene Luigi Primario, consigliere comunale di Procida – per questo motivo la maggior parte degli eventi in programma si terranno nel periodo autunnale e invernale”. Alcuni saranno dirottati sui Campi Flegrei, proprio per decongestionare l’isola. Ma i problemi non finiscono qui. Eventi di tale portata, con ridotti tempi di preparazione, sono caratterizzati da interventi di riqualificazione accelerata. Procida, con il suo patrimonio storico-artistico e paesaggistico, non può permetterselo. Tuttavia Luigi Primario rassicura che “tutti i lavori in programma sono in una fase già avanzata di progettazione” e quindi “nulla turberà l’identità dell’isola”.

Un dettaglio architettonico di Procida

Un dettaglio architettonico di Procida

Il turismo in passato ha avuto un forte impatto economico sulle Capitali italiane della cultura. Sempre a Mantova nei primi mesi del 2016, il settore alberghiero ha registrato introiti pari a 421.345 euro. Un dato consistente, se si tiene conto del prezzo medio per una stanza doppia: 85 euro. “Non abbiamo fatto molte previsioni in merito ai benefici economici, non è una gara a chi fa più soldi” ci dice Francesco Izzo, professore di economia all’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, che ha lavorato al piano strategico di Procida 2022.

Ma è comunque difficile non fare calcoli sui futuri incassi, considerando i costi degli eventi in programma: tra i 4 e i 5 milioni di euro. Un budget molto più alto rispetto al premio di un milione erogato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Tra l’altro i fondi ministeriali tardano ad arrivare. O non arrivano mai, come nel caso di Mantova. “Metteremo ancora quei soldi in bilancio, tra i crediti, come facciamo ormai da diversi anni” ha spiegato recentemente l’assessore al Bilancio e vicesindaco della città, Giovanni Buvoli. A Parma non è andata meglio. Nessuna traccia del contributo, come conferma l’assessore Guerra e nonostante la proroga del titolo, nessun fondo aggiuntivo. Sponsorizzazioni, crowdfunding e canali istituzionali sono le uniche alternative rimaste per sostenere budget così ampi.

C’è però da considerare il ritorno di immagine di cui godono queste città durante l’anno “Capitale”. Lo spiega bene uno studio dell’Università Bocconi di Milano su commissione della Fondazione Caript (Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia), intitolato: Effetto Capitale. L’impatto di comunicazione delle Capitali Italiane della cultura: il caso Pistoia 2017.

La media coverage, ovvero la copertura mediatica ottenuta gratuitamente, ha fruttato allo sviluppo turistico, promozionale e reputazionale di Pistoia, un beneficio quantificabile tra i 7,9 e i 9,9 milioni di euro, a fronte del milione di euro ricevuto dal Ministero per la candidatura e dei 150.000 euro spesi per l’acquisto di pubblicità a pagamento. In pratica, senza il titolo di Capitale italiana della cultura, per ottenere la medesima copertura mediatica, qualunque investitore pubblico o privato avrebbe dovuto spendere una cifra pari a 8 o 10 volte il contributo ministeriale.

“Nel 2016, abbiamo avuto 4.807 pubblicazioni sui mezzi di informazione e sulla rete” ha raccontato il sindaco di Mantova, Mattia Tomasi, al Quotidiano di Sicilia. Ad oggi “Procida ha già avuto un ritorno in termini di capitale reputazionale altissimo a costo zero” dichiara il professore Izzo. Nonostante lo stop imposto dall’emergenza sanitaria, anche Parma gode di un’ottima media coverage.

Ma è chiaro che tra le vecchie capitali e quelle di oggi c’è di mezzo il virus, con tutte le sue varianti, che cambiano gli equilibri. Dopo un 2020 e un inizio 2021 difficili, Parma ha ancora una piccola occasione di rinascita. E Procida vuole diventare il simbolo della ripartenza. Non sarà facile, viste tutte le criticità che deve superare, ma la sua “sfida capitale” è aperta.

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