Forse da oggi Mark Zuckerberg è persona po’ meno sgradita alle Hawaii. Dopo la marea di critiche che lo aveva investito, il capo di Facebook ha detto di star riconsiderando se chiedere la vendita forzata di tratti di terra appartenenti a nativi hawaiani, inclusi nella sua proprietà di 700 acri di fronte all’oceano, che ha comprato per 100 milioni di dollari nell’isola di Kuai, nell’arcipelago hawaiano.
Infatti una legge locale del 1850, conosciuta come legge Kuleana, stabilisce che le famiglie, i cui antenati possedevano anche minime quantità di terreno, ne sono proprietarie ancora oggi. “Non vogliamo cacciare nessuno, alcuni riceveranno dei soldi per delle terre che neanche sapevano di possedere” aveva scritto Mr Facebook sul suo account settimana scorsa.
La decisione di voler procedere legalmente di ha suscitato una grande eco negli Stati Uniti, dove Zuckerberg è stato accusato di far valere il potere dei suoi soldi su chi non ha inevitabilmente i suoi stessi mezzi ed ha corretto il tiro: “Sulla base del feedback della comunità locale stiamo riconsiderando il processo e discutendo come andare avanti – ha dichiarato – vogliamo fare in modo di seguire un iter che tuteli gli interessi dei proprietari locali, rispetti le tradizioni dei nativi hawaiani e preservi l’ambiente”. La rappresentante dello Stato Kaniela Ing, che aveva paragonato il fondatore del social network più utilizzato al mondo ai magnati dello zucchero che presero le terre ai nativi hawaiani nel 1800, si è detta rincuorata dalla notizia.
Zuckerberg aveva intentato un’azione legale attraverso numerose compagnie che detiene contro centinaia di abitanti locali e proprietari di queste terre, per costringerli a vendere il loro pezzettino di terreno all’asta al miglior offerente, ossia lui stesso. “Amiamo Kuai, vogliamo essere buoni membri della comunità e preservare quelle terre per le generazioni che verranno” ha specificato il numero uno di Facebook. Magari, dopo questo passo indietro, alle Hawaii riceverà qualche “like” in più.