E’ partita questa mattina, tra le proteste, la zona a traffico limitato A1 che chiude definitivamente la circolazione – anche ai motorini – nella zona del “Tridente” (via del Corso, via del Babuino e via Ripetta). La zona diventerà “la prima isola ambientale di Roma Capitale – si legge sul sito internet del Campidoglio – progettata e riorganizzata per restituire spazi più vivibili e aree di sosta ai residenti, nuovi percorsi per pedoni e biciclette, tutelare e promuovere la vocazione storico-culturale dell’intera zona”.
Non un blocco totale del traffico in stile via dei Fori Imperiali. Piuttosto, una Ztl all’interno di un’altra Ztl. «Avemo fatto la matrioska», commenta uno dei vigili che, fino all’installazione dei varchi elettronici prevista per i primi giorni di gennaio, presidierà uno dei cinque accessi al Tridente, posti all’interno della più vasta area a traffico limitato del “Centro storico”.
Pochi i motociclisti a conoscenza delle nuove limitazioni, ancora meno i vigili che hanno ben chiaro chi può entrare e chi no. Ecco allora che fa il suo ingresso in scena la “delibera comunale fotocopiata”, oggi assurta quasi a testo sacro da vigili e da chi, invano, tenta di entrare. «Agente di commercio? Aspetti che vedo se rientra tra gli autorizzati», il vigile sfoglia le pagine, scorre il dito riga per riga, e intanto dietro allo scooter del malcapitato rappresentante si comincia a formare una fila di macchine con concertino di clacson. Alla fine: «No, mi dispiace ma la sua categoria non è stata considerata. Comunque il varco è aperto sabato». Il povero agente di commercio, che in realtà dalla delibera verrebbe autorizzato ad entrare nella fatidica Ztl A1, riesce solo a commentare con un: «Vorrei sapere chi ha votato Marino».
Al lungo scartabellare della “delibera fotocopiata” esistono però delle alternative, puramente frutto della fantasia. C’è chi prova lo “sfondamento di gruppo”: solitamente cinque o più ciclomotori, a sciame, cercano di mantenere un’andatura costante tra i venticinque e i trenta chilometri orari. I vigili, non più di due per varco, riescono a fermarne uno, forse a prendere una seconda targa. Gli altri passano in slalom. «Ma tanto a gennaio col varco elettronico mica la potete fa ‘sta roba», fa il vigile al motociclista martire, sacrificatosi per lasciar passare gli altri.
C’è anche chi prova la “tecnica del distratto”. Tutto sta nel fingere di non vedere né sentire l’alt del vigile in tempo e fermarsi una decina di metri oltre il varco. A quel punto il centauro si volta, con aria stupita, e recepito il divieto risponde: «Ma io sono residente». Ormai è già lontano, dietro di lui c’è ancora la fila creata da chi ha tentato la rischiosa via della consultazione della “delibera fotocopiata”, e il vigile sa che chiedere i documenti a ogni residente congestionerebbe il traffico. Nove su dieci, il “distratto” passa.
Ce ne sono poi altri, più rari, tanto creativi quanto rischiosi. Dal “pony express illusionista”, che vestito come un qualunque impiegato deve «fare una consegna» e alla richiesta di aprire il bauletto dimostra quanto buono sia il trucco, fino al “buon samaritano”, che prende o porta familiari anziani a bordo di un motorino o di uno scooter. «Perché non in Harley Davidson?», si chiede sarcastico un vigile, intento a raccontare quante ne ha dovute sentire a poche ore dall’entrata in vigore del blocco.
I romani adesso non si danno per vinti, certo, ma a gennaio arriverà la tecnologia dei varchi elettronici e allora si dovrà davvero dire addio al motorino nel Tridente. E un po’, purtroppo, anche alla fantasia.