Dopo la vittoria alle primarie del Pd, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti rimarca le distanze dalla coalizione di governo e in particolare dai 5Stelle. Sul piatto pesano le posizioni sulla Tav, per la quale Zingaretti è favorevole. Un distacco netto, quindi, dal partito guidato da Luigi Di Maio che è sempre stato contrario all’alta velocità tra Torino e Lione.
Zingaretti si vuole presentare come un leader capace di riformare un Pd ancora devastato dalla sconfitta elettorale di un anno fa. E lo fa lanciando una sfida: “Si è riaperta la speranza e ora dobbiamo con umiltà unire e cambiare. Non dobbiamo solo fare opposizione, ma dare ai problemi che i gialloverdi cavalcano soluzioni migliori e aprire una nuova fase della democrazia”.
Un monito diretto a chi ipotizza un avvicinamento del Pd al M5s per sferrare un colpo alla Lega di Salvini. È vero, il segretario ha affermato che la “Lega nazionalista di Salvini sta mettendo in crisi il Nord e la sua capacità di produrre”, ma riconosce anche la responsabilità del leader pentastellato di aver fatto perdere al Paese la fiducia nel futuro.
Oggi in visita nel frusinate alla fabbrica Saxa Gres di Anagni, riconvertita per salvare 300 posti di lavoro, il segretario del PD rilancia l’attenzione alle politiche industriali per “un’Italia che ci piace”. E sull’esito del vertice a Palazzo Chigi sulla Tav ha invitato alle dimissioni dei leader del governo “se non sono capaci”.
“Un partito per governare” e non per allearsi con gli attuali governanti, sottolinea Zingaretti. Ma per i 5 stelle la strada di una futura alleanza è ancora percorribile. “Mai avuto pregiudiziali per un dialogo con il Pd”, spiega Emilio Carelli, uno dei 5 stelle più “dialoganti”.