Sono almeno 149 le persone uccise nel corso di 24 ore di scontri tra forze lealiste yemenite e insorti Huthi ad Hodeidah, città della costa occidentale dello Yemen sul Mar Rosso, che ricopre un’importanza strategica perché è il punto di ingresso di oltre tre quarti delle importazioni e degli aiuti umanitari. Lo hanno reso noto oggi fonti militari e mediche, secondo quanto riportato dal quotidiano The Tribune.
Gli insorti uccisi dovrebbero essere 110, mentre i lealisti, ossia i soldati filo-governativi, 32. I civili uccisi sarebbero invece sette.
I ribelli sciiti Huthi sono sostenuti dall’Iran e stanno opponendo una feroce resistenza contro l’avanzata delle forze filo-governative, che invece sono appoggiate dalla coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita.
Due giorni fa, le forze lealiste yemenite hanno preso il controllo del principale ospedale di Hodeidah, che si trovava nella zona orientale della città in mano ai ribelli. Il centro medico è stato uno degli obiettivi chiave della nuova offensiva della coalizione guidata dall’Arabia Saudita a sostegno del governo del presidente Abedrabbo Mansour Hadi.
Proprio gli ospedali, secondo l’accusa dell’organizzazione non governativa Amnesty International, erano stati “deliberatamente militarizzati” dai ribelli Huthi durante la battaglia. Ciò, dunque, non consentiva un’adeguata protezione dei civili.
Le organizzazioni umanitarie hanno lanciato l’allarme. L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) segnala che lo Yemen si trova “sull’orlo della carestia” e scrive in un comunicato che “Oltre 400mila bambini gravemente malnutriti hanno bisogno di cure mediche urgenti e accessibili per sopravvivere. Con solo il 50 per cento delle strutture sanitarie funzionanti in tutto il paese e nessun medico nel 18 per cento dei distretti dello Yemen, non possiamo permetterci che un altro operatore sanitario perda la vita o un altro ospedale chiuda”.