Un proclama a sostegno del liberoscambismo e alla collaborazione economica, quello che dal palco del China International Import Expo di Shangai ha diffuso il presidente cinese Xi Jinping. Un monito al suo omologo americano Donald Trump, accusato di colpire con la sua politica dei dazi “l’economia mondiale” e di “produrre la stagnazione del commercio”. Un paradosso, quello che vede la Cina comunista garante del liberalismo economico e gli Usa al contrario adottare pratiche ultra-protezioniste.
La guerra tra le due superpotenze economiche è apertissima ormai da marzo, da quando gli Stati Uniti hanno cominciato a colpire con forti tasse l’importazione di prodotti cinesi, per un volume di affari che ormai comprende un quantitativo merceologico vicino ai 250 miliardi di dollari. Un quantitativo che è destinato a salire se come pare, verranno confermate le indiscrezioni comparse su Bloomberg su una nuova tranche di dazi, applicabili già da febbraio 2019 su tutti quei beni importati da Pechino finora risparmiati dalla politica commerciale trumpiana e che secondo gli analisti varranno altri 257 miliardi di dollari. Xi Jinping punta però a far tornare il Presidente statunitense sui propri passi, durante il confronto che i due avranno al prossimo G20, in programma a Buenos Aires dal 30 novembre.
Dalla Cina arrivano poi rassicurazioni in merito al proseguo degli ottimi rapporti commerciali con Giappone, Corea e Unione Europea, annunciando che per i partner di Pechino ci saranno ulteriori abbassamenti delle tariffe e che nuove aperture ci saranno nel ramo dell’istruzione, delle telecomunicazioni e della cultura, settori in cui le limitazioni per le aziende straniere che cercano di investire in questi ambiti rimangono ancora importanti.