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HomeCronaca Wulzer (l’Orientale): “America Latina possibile terreno di competizione tra Cina e Usa”

"L'America Latina
possibile terreno di scontro
tra Cina e Stati Uniti"

Wulzer: "Pechino sfrutta questi Paesi

perché a caccia di materie prime"

di Tommaso Bertini18 Marzo 2022
18 Marzo 2022

Paolo Wulzer, docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, a Lumsanews ha descritto i principali interessi che muovono la Cina a stringere accordi sempre più stringenti, e la conseguente reazione statunitense.

Cosa cerca la Cina in America Latina?
“La Cina sfrutta questi Paesi per le materie prime, di cui ha bisogno per il suo inarrestabile sviluppo economico. La Cina compra prodotti agricoli e alimentari dal Sud America e poi sfrutta i mercati latino americani per piazzare i propri prodotti manifatturieri. La relazione è di tipo centro-periferia, che ripercorre il vecchio modello neo coloniale: il Paese periferico fornisce materie prime e prodotti agricoli; il Paese centrale invade i mercati della periferia con i propri prodotti manifatturieri industriali. È interessante notare che, da settimo partner commerciale dei Paesi latino americani, nel 2008 la Cina diventa il secondo partner commerciale, scavalcando gli europei.”

E come si sono evoluti i rapporti con questi Paesi?
“A partire dagli anni duemila Pechino ha anche iniziato a imporre condizioni politiche, spingendo questi Paesi ad allinearsi allo Stato asiatico sulla questione di Taiwan. Altra particolarità è che sotto Xi Jinping, la Rpc non tratta più solo con i singoli Paesi, ma siede anche nei maggiori forum regionali, come la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), che comprende 33 Paesi. Intrattenendo, quindi, rapporti multilaterali”

Qual è la strategia per fidelizzare questi Paesi?
“La strategia è stata quella di offrire prospettive di interscambi economici e commerciali convenienti. Inoltre, questo ha dato loro l’opportunità di diversificare le relazioni internazionali, sia economiche che politiche. Questi Paesi sono nella sfera di influenza statunitense. Per anni l’unica alternativa sono stati i Paesi europei, pur con tutte le debolezze che davano nel proporsi come interlocutori.”

L’aumento delle relazioni tra Cina e Paesi latino americani costituisce un problema per gli Stati Uniti?
“Gli Stati Uniti rimangono ancora la potenza di riferimento, sia per gli investimenti sia per la capacità di influire sulle dinamiche della regione. Nonostante questo, la crescita cinese rappresenta un doppio problema. Il primo è regionale, perché la Cina va a inserirsi nell’area di influenza e nei mercati di tradizionale pertinenza statunitense. Ma c’è anche una lettura globale di questa competizione. Così come la Cina rivendica il Mar cinese meridionale come sua area strategica, così gli Usa non accettano che in America Latina vada a inserirsi un rivale sistemico, che in alcuni casi ha sostenuto le opzioni alternative agli Usa, come dimostra l’appoggio del governo Maduro durante la crisi venezuelana.”

Ma quest’area potrebbe diventare un terreno di scontro?
“Per ora questo non è il fronte principale di competizione tra le due potenze mondiali. Ma sicuramente l’America centrale e quella meridionale sono l’unica area geopolitica in cui andare a infastidire gli Stati Uniti. Per cui non è da escludere che in futuro possa diventare un’area di competizione molto calda.”

Il problema, quindi, è di controbilanciare i rapporti di forza nel Pacifico?
“Questo gioco di inserimento nelle aree di diretta pertinenza del nemico sistemico è classico nelle relazioni internazionali. È chiaro che più si struttura la presenza cinese in America Latina, più si va a privare gli Usa della loro tradizionale area di influenza. Negli ultimi mesi in una serie di dichiarazioni pubbliche, alcuni membri della passata amministrazione Trump hanno fatto riferimento alla sempre eterna validità della dottrina Monroe. Questa è un fondamento della supremazia statunitense nel continente americano. Nel senso che si accettano fino a un certo punto le ingerenze in quest’area.”

Ma da parte statunitense esiste una strategia per frenare questo inserimento?
“Al momento non mi pare ci sia una strategia chiara. C’è però l’idea di rivendicare l’appartenenza dell’America Latina alla zona di riferimento degli Usa. Il problema è che gli Stati Uniti hanno sempre condotto, negli anni, una politica strabica: hanno alternato fasi di disinteresse a fasi di forte pressione quando erano in ballo i propri interessi globali. Prima la competizione con l’Urss, poi il tema del narcotraffico, l’immigrazione irregolare. Adesso il tema della Cina che è già entrato nell’agenda dei rapporti inter-americani. Quindi rivendicare la presenza statunitense anche in contrapposizione della presenza cinese. Più si acuisce la presenza cinese, più gli Usa torneranno a una politica di engagement, di coinvolgimento degli attori latino americani.”

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