Sanzioni che ammontano complessivamente a 375mila euro sono state confermate a Wind Telecomunicazioni, dopo essere state impartite dall’Antitrust nel 2009. A deciderlo il Tar del Lazio con tre sentenze, mediante le quali ha bocciato i ricorsi avanzati dalla società telefonica.
Il motivo che ha portato alle tre multe da 125mila euro l’una è legato a pratiche commerciali considerate scorrette: si tratta, in particolare, della diffusione, da parte di società terze, di pubblicità ingannevoli riguardo a servizi in abbonamento per i cellulari, come download di suonerie, giochi e immagini.
Il Tar, sui primi due ricorsi, ha confermato quanto concluso dal Consiglio di Stato in un’altra vicenda simile. Inoltre, il tribunale ha ritenuto che Wind «ha apportato un contributo efficiente e certamente determinante sotto il profilo eziologico, al fine di rendere possibile il realizzarsi della condotta illecita oggetto dell’attività sanzionatoria». La società, continua il Tar, ha «contribuito con un apporto cosciente e volontario alla realizzazione delle campagne informative». Ma la sua condotta, si legge, «era riconducibile a un’ipotesi di responsabilità per comportamento colpevole, per non aver posto in essere un adeguato “setting” di strumenti di verifica e controllo effettivo e concreto tale da impedire il verificarsi dell’illecito amministrativamente sanzionato».
Per ciò che concerne la terza sentenza, invece, i giudici hanno dichiarato che «correttamente l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha ritenuto non assolto, nel caso di specie, l’onere di completezza e chiarezza informativa imposto ai professionisti dalla normativa di settore».
Infine, giudizio sospeso sulla valutazione di legittimità di altre due sanzioni assegnate a Wind dall’Agcm, sempre nel 2009 e per pratiche commerciali scorrette – in questo caso le tariffe Infostrada pubblicizzate sul proprio sito e con spot televisivi. Il Tar del Lazio è in attesa di un verdetto della Corte di giustizia dell’Unione Europea, che stabilirà a chi tocca affrontare il caso. Per la società telefonica, non ci sono dubbi: il compito spetterebbe all’Agcom e non all’Antitrust.