Una visita lampo, quella di Papa Francesco in Friuli Venezia Giulia, sabato scorso, al sacrario di Redipuglia, dove ha celebrato una messa per il centenario dell’inizio della prima guerra mondiale.
Anche questa volta si è levata una forte condanna della guerra e degli interessi che la animano. «La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere – ha sottolineato il Pontefice – sono i motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto». «L’ideologia è una giustificazione – ha ammonito il Pontefice – e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino (alla domanda “dov’è Abele?”, ndr): “A me che importa? Sono forse io il custode di mio fratello?”». E così, «con quel “a me che importa?” che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere».
L’ultima condanna alla guerra, definita «follia», è arrivata il giorno seguente, a San Pietro, in occasione dell’unione in matrimonio di venti coppie di fidanzati. Un giorno particolare anche per Papa Francesco, alla sua prima celebrazione di un matrimonio da quando ha avuto inizio il suo pontificato (e a tre settimane dall’inizio del sinodo straordinario dei vescovi, durante il quale si discuterà proprio di famiglia).
Il matrimonio, ha spiegato Bergoglio, «non è un cammino liscio, senza conflitti, no, non sarebbe umano. È simbolo della vita, della vita reale, non è una fiction». Ma ha poi rassicurando i presenti, spiegando che «è normale che gli sposi litighino. È normale, sempre si fa. Ma vi consiglio – ha aggiunto ripetendo un suggerimento già proposto ai giovani ad Assisi il 4 ottobre scorso o nel passato giorno di san Valentino, a febbraio in piazza san Pietro – di non finire mai la giornata senza fare la pace. È sufficiente un piccolo gesto, e così si continua a camminare. L’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi – ha poi voluto spiegare –, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce».
Non è questo il primo matrimonio celebrato da un Papa. Già Giovanni Paolo II, in occasione del primo incontro mondiale delle famiglie nell’ottobre del 2000, aveva dato la sua benedizione. Questa volta però – segno dei tempi che cambiano – tra le coppie di sposi erano presenti anche una ragazza madre, due conviventi, una coppia che ha già avuto figli e un divorziato con annullamento della Sacra Rota.
Federico M. Capurso