Non era mai accaduto in tempo di pace che un’olimpiade venisse rinviata. Sarà ricordato anche per questo il Coronavirus, che ha portato a posticipare Tokyo 2020.
Il Comitato Olimpico Internazionale ha ufficializzato il rinvio dopo che la notizia era stata anticipata dal premier giapponese Shinzo Abe: “I Giochi sono rinviati al 2021, non oltre l’estate, per salvaguardare la salute degli atleti e di tutti i partecipanti. Manterranno il nome di Tokyo 2020”, per non perdere l’investimento sul merchandising e il marchio.
Una situazione insolita che “rischia di congelare gli investimenti creando un disastro economico”, come spiega, in un’intervista a LumsaNews, Marcel Vulpis, direttore di Sport Economy.
Perché il Cio ha anticipato la decisione prevista tra quattro settimane?
“Il comitato olimpico canadese si è ritirato. Questo è avvenuto poche ore prima dell’annuncio. Il Comitato ha avuto paura che si potessero creare situazioni simili. A quel punto hanno deciso, sentito il premier, Shinzo Abe, di scegliere per il rinvio”.
Hanno avuto paura di una reazione a catena?
“Sì. Se si fossero aggiunti altri comitati, veniva esautorato il valore della decisione che in Comitato olimpico aveva pianificato tra quattro settimane”.
Quale impatto può avere il rinvio sugli atleti?
“Chi era in una situazione di recupero da infortuni, ha la possibilità oggi di rimettersi in gioco e di lottare tra un anno per una medaglia. Mentre chi si trovava già in forma, non è detto che riesca a reggere fino al prossimo anno, come ha già detto Federica Pellegrini. A livello psichico, c’è chi può andare in tilt: molti si sono programmati per una data e non per l’anno dopo”.
Inevitabili le conseguenze economiche. Uno studio di Osaka parla di 6 miliardi di dollari di perdite, mentre la Oxford Economics dice che “l’impatto economico sarà modesto”. Qual è la situazione?
“Dal punto di vista pratico, è possibile che il Giappone arrivi con strutture addirittura migliori. Ma le perdite ci sono. Ad esempio, era previsto che al termine dei giochi le abitazioni degli atleti nel villaggio olimpico venissero vendute, come accade normalmente. C’erano già inquilini pronti a entrare, che ora dovranno aspettare. Questo è un danno economico. Poi c’è il rapporto con gli sponsor e le televisioni, che hanno dei contratti già fissati e rappresentano 3/4 dei ricavi delle Olimpiadi”.
Come funziona la gestione dei diritti tv?
“Le televisioni acquistano i diritti dal Comitato e poi cercano pubblicità. Quindi ci sono già dei contratti conclusi e soldi da restituire. Il problema è che l’investimento pubblicitario dell’azienda era per quest’anno e non per il 2021. Si rischia di congelare gli investimenti. È un disastro”.
Quale soluzione?
“Il Cio ha solo un modo: fare una forte compensazione con le edizioni successive. Soprattutto dove sono stati stipulati contratti di lungo periodo, come quelli con gli sponsor. Non c’è un modello di recovery, perché non eravamo preparati”.
Se l’emergenza sanitaria non dovesse fermarsi, è possibile un’edizione delle Olimpiadi senza pubblico?
“No. Tra un anno, probabilmente, ci sarà il vaccino e così tutti potranno assistere ai giochi. Naturalmente gli spettatori dovranno provare a quel punto di essere stati vaccinati”.