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VOTO/4, Letta: «Le urne rafforzano il governo e le larghe intese» Per il Cavaliere no falli di reazione: «Ora serve un partito forte»

di Paolo Costanzi11 Giugno 2013
11 Giugno 2013

«Saremo guida morale del Paese». A sinistra gli animi sono molto caldi e il neo sindaco di Roma si lascia andare all’impulsività dell’emozione. La “scossa” della vittoria sta percorrendo ogni nervo dei democratici facendoli vibrare come non succedeva da anni. Una scarica che va dal basso fino alla testa. Tanto che il segretario Pd, Guglielmo Epifani, passeggiando fischiettando per le strade di Roma si lascia andare a un commento a caldo, appunto, affermando che la sinistra – in riferimento però solo alle elezioni capitoline – «non ha mai vinto così».

Anche Enrico Letta, al vertice dell’esecutivo, sembra soddisfatto del risultato e anche lui si lascia un po’ andare a commenti poco graditi a destra del Parlamento. E non solo da quel lato. Su Twitter, infatti, il sindaco di Bari, anche lui Pd, ha “cinguettato” che «la dichiarazione di Letta indebolisce il governo». Le parole incriminate sono quelle che il premier ha affermato appena i risultati delle elezioni cominciavano a delinearsi. Ossia che «le urne rafforzano lo schema delle larghe intese». Una dichiarazione, forse, per evitare una frattura ufficiale con il centrodestra fortemente umiliato dalle urne. Ma non è tutto oro quel che luccica perché continua il dibattito all’interno del partito vincitore, e a parlare è proprio l’ex segretario, Pier Luigi Bersani, e lo fa, anche lui, twittando che sì, la vittoria è stata strepitosa, ma «aspetto naturalmente che qualcuno dica che il Pd ha perso o che si è vinto nonostante il Pd».

A destra mea culpa e ridimensionamento della sconfitta. Dall’altra parte dell’emiciclo invece si abbassa la testa e si fa autocritica. A partire dal Cavaliere che ha parlato di crisi del partito e della necessità di crearne «uno più forte». Silvio Berlusconi fa ammenda – anche se non la considera una sconfitta personale dato che erano le amministrative – e ha ammonito i suoi di «non commettere falli di reazione». Il deputato pidiellino ed ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, nel tentativo di ridimensionare la sconfitta ha affermato che le urne hanno rappresentato «una déblâcle dei candidati non del Pdl, perché Silvio Berlusconi vince, ma non i candidati».

Molto più perentorio e stizzito il commento del segretario della Lega Nord – nonché governatore della Lombardia – che ha parlato di «batosta innegabile», ma vuole «gli avvoltoi fuori dalle scatole». In una intervista al Corriere della Sera il segretario leghista ha risposto alle richieste di dimissioni affermando che chi le chiede dimostra «di non aver capito nulla» e ha continuato attaccando i vincitori: «Anche la sinistra che oggi canta vittoria dovrebbe essere preoccupata, ha perso vagonate di voti. E mi stupisce vedere che si entusiasmano sulle macerie del sistema di rappresentanza».

Anche Maurizio Lupi – ora ministro delle Infrastrutture e dei Trasposrti – si unisce al carosello dei commenti post elettorali facendo autocritica e ridimensionando il “cappottone” subito: «Il Pdl deve cambiare sul territorio, deve ripensarsi. È evidente che siamo di fronte ad una sconfitta, ma ci sono altri elementi che oggettivamente preoccupano. Innanzitutto viene confermata la disaffezione e l’astensionismo, dato che deve far riflettere tutti».

Paolo Costanzi

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