Non solo Roma. Il centrosinistra vince in tutta Italia o meglio, stravince: 16 a 0 con sei ribaltoni, tra cui il più pesante a Roma. A Siena trionfa il candidato renziano, Bruno Valentini, dipendente del Monte dei Paschi. Una vittoria non scontata alla vigilia (a differenza delle ultime elezioni sempre vinte al primo turno, stavolta si è andati al ballottaggio), nonostante Siena fosse una roccaforte del centrosinistra, visti gli avvenimenti che negli ultimi tempi hanno travolto il banco toscano. Anche a Catania trionfa il Pd dopo un decennio di amministrazione Pdl: Enzo Bianco si afferma già al primo turno e ritorna sindaco del capoluogo siciliano, dopo l’esperienza alla fine degli anni ’80. A Brescia e Treviso, roccaforti del centrodestra, falliscono il secondo mandato i candidati uscenti di Pdl e Lega; il centrodestra fallisce anche a Viterbo, altro “feudo” storico (la città era amministrata da più di 20 anni) ma, in termini numerici, la vera disfatta è a Imperia. Qui, il candidato di Centrosinistra, Carlo Capacci, ottiene il 76,14% dei consensi mentre il candidato del Pdl, Erminio Annoni, raccoglie poco più di 4mila voti contro i 16mila del suo predecessore nel 2009 (sul voto hanno pesato anche gli scandali che hanno coinvolto l’ex-ministro Pdl, Claudio Scajola, fortemente radicato sul territorio). Un calo di consensi che deve far riflettere. Come una riflessione deve essere fatta sul forte astensionismo, vero protagonista delle amministrative. A cominciare da Roma dove non si è raggiunto neanche il 50% degli aventi diritto.
Esulta il centrosinistra. Dunque trionfo si, ma con riserva. Non c’è molto da esultare, infatti, se nonostante il risultato delle elezioni, la stragrande maggioranza degli elettori ha scelto di non recarsi alle urne. Segno che il fallimento non è solo dei partiti usciti sconfitti ma di tutta la politica. Il vero voto di protesta è tornato ad essere l’astensione, dopo che alle politiche era andato, in parte, al MoVimento 5 Stelle. Il partito di Grillo, però, non è riuscito a confermare l’exploit di marzo, riuscendo ad affermarsi solo a Pomezia, nel Lazio, e ad Assemini, in Sardegna. «Se prendi tanti voti e li metti in congelatore è chiaro che una parte dei voti torna indietro», il commento del segretario Pd, Guglielmo Epifani, euforico per i risultati del centrosinistra: «C’è ritrovato orgoglio tra gli elettori, quasi fosse una rivincita per il voto alle politiche anche se restano due voti distinti».
Nel Pdl si punta il dito contro i candidati: per Giancarlo Galan, ex-governatore del Veneto, quella delle amministrative non è una debacle del Pdl «perché basta vedere i sondaggi: Silvio Berlusconi vince. Ma non i candidati. Il che vuol dire che sì, è una debacle vera». E Galan non è l’unico a pensare che con Berlusconi in campo i risultati sarebbero stati diversi. Anche i recenti sondaggi sulle intenzioni di voto, in campo nazionale, dicono che, se si votasse oggi, la maggioranza sarebbe a favore del centrodestra. Facile parlare col senno di poi, ma i dati di queste amministrative dicono centrosinistra e, salvo sorprese, se ne riparlerà tra 5 anni.
Domenico Cavazzino