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HomeEsteri Voto indipendenza Kurdistan. Le reazioni di Turchia e Iraq: “pronti a passi necessari”

Voto indipendenza Kurdistan
Turchia e Iraq reagiscono
"pronti a passi necessari"

Oltre 5 milioni di curdi alle urne

Erdogan: esercito turco già schierato

di Salvatore Tropea25 Settembre 2017
25 Settembre 2017

epa06225641 An Iraqi Kurd woman picks up ballot paper before casting her vote at a polling station during Kurdistan independence referendum in Erbil, Kurdistan region in northern Iraq, 25 September 2017. The Kurdistan region is an autonomous region in northern Iraq since 1991, with an estimated population of 5.3 million people. The region shares borders with Turkey, Iran, and Syria, all of which have large Kurdish minorities. On 25 September, the Kurdistan region holds a referendum for independence and the creation of the state of Kurdistan amidst divided international support. EPA/MOHAMED MESSARA

Da questa mattina si sta svolgendo in Kurdistan il referendum consultivo sull’indipendenza della regione dal resto dell’Iraq.  Ai seggi, che si sono aperti questa mattina alle 8, le 7 ora italiana, e si chiuderanno alle 18, sono chiamati a votare oltre 5 milioni di abitanti, tra i quali anche turcomanni, assiri e arabi.

In realtà una parte delle votazioni si è aperta già il 23 settembre con i curdi che vivono all’estero i quali si sono pronunciati per il 98% a favore dell’indipendenza. I risultati finali, invece, arriveranno 24 ore dopo la chiusura dei seggi, come ha fatto sapere la commissione elettorale che sovrintende il referendum.

Con le votazioni ancora in corso arrivano però le prime reazioni da parte della Turchia e dell’Iraq, che non hanno mai accettato la richiesta di indipendenza dei curdi né hanno avallato la consultazione referendaria. I territori interessati, inoltre, sono strategici non solo dal punto di vista militare ma anche per la ricca presenza di petrolio, come la regione autonoma di Kirkuk, in parte controllata dalle milizie curdo-irachene. Il referendum interessa anche alcuni distretti di Ninive, di cui Mosul è capoluogo e altre zone della regione orientale di Divala, confinante con l’Iran.

Intanto la Turchia, come ha annunciato il premier di Ankara Binali Yilridim, sta valutando la chiusura del suo spazio aereo e del valico di frontiera di Habur alla regione autonoma del Kurdistan iracheno. Yilridim ha inoltre spiegato che è arrivata direttamente dal governo iracheno una richiesta formale di queste sanzioni e che quindi d’ora in poi Baghdad sarà l’unico interlocutore della Turchia nelle relazioni con l’Iraq, incluse quelle per il commercio petrolifero. Il presidente Erdogan ha inoltre confermato che da una settimana ci sono esercitazioni militari in corso alla frontiera con l’Iraq, specificando che questo non significa un’entrata in guerra ma lo schieramento dell’esercito turco si è reso necessario per «intraprendere i passi necessari» a seguito del referendum. Lo stesso Erdogan non ha quindi smentito la possibilità di un ingresso improvviso del suo esercito in terra irachena, anche di notte, per liberare il territorio.

Contemporaneamente alle decisioni turche, il parlamento iracheno ha approvato una serie di misure per contrastare il referendum in corso. Secondo quanto riportato dalla tv al Arabiya, l’assemblea legislativa di Baghdad ha approvato il dispiegamento delle truppe federali in tutti i territori controllati dalle milizie curde. Il governo ha inoltre approvato la sospensione delle attività di ogni compagnia pubblica che opera nelle zone contese, in particolare per quanto riguarda le aziende petrolifere dell’are di Kirkuk. Altre misure sono: l’azione penale nei confronti di cittadini stranieri e funzionari pubblici che si recano alle urne e la sospensione degli stipendi mensili ai dipendenti dello Stato che partecipano al referendum.

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