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Bufera in Vw per i controlli antismog truccati. La Francia chiede inchiesta Ue

di Roberto Maria Rotunno22 Settembre 2015
22 Settembre 2015

Dopo lo scandalo sui controlli antismog truccati, era del tutto prevedibile ma il netto crollo in borsa della Volkswagen ha scosso non solo i soci del colosso automobilistico ma anche i governi europei, con la Francia in prima linea nel chiedere un’inchiesta Ue, e il mondo dei consumatori. Ieri il calo a due cifre; oggi il titolo perde il 5 per cento a Francoforte trascinando tutto il settore. E adesso la situazione per l’amministratore delegato Martin Winterkorn si mette davvero male perché sono in molti a ritenere doveroso un suo passo indietro in quanto o era a conoscenza dell’imbroglio dei controlli antismog e ha taciuto oppure non si è accorto di quello che accadeva nell’azienda da lui gestita. L’atteggiamento del dirigente in questi giorni è di totale collaborazione verso le autorità statunitensi che hanno scovato i test truccati: proprio l’ammissione delle colpe da parte dell’azienda, tuttavia, ha contribuito alla perdita registrata ieri in borsa pari al 17 per cento sulle azioni ordinarie e a oltre il 18 per cento per quelle privilegiate. Rispetto alla chiusura dei mercati di venerdì, la capitalizzazione è scesa da 76,4 miliardi a 63,3. Solo pochi mesi fa, Winterkorn aveva vinto una dura battaglia con il presidente del consiglio di sorveglianza (organo che nelle società commerciali si occupa del controllo sugli amministratori) Ferdinand Piech, costretto a dimettersi dopo che aveva tentato – inutilmente – di sollevare l’ad dall’incarico. Ora la situazione torna in bilico e c’è anche chi difende il dirigente per il lavoro fatto alla guida della casa automobilistica e per il fatto che non ci sono responsabilità accertate direttamente a suo carico. Domani c’è una riunione d’emergenza del presidium: è possibile che salti il rinnovo del contratto del manager che era previsto fino al 2018.
Lo scandalo è partito venerdì quando l’Agenzia americana per la tutela ambientale (Epa) ha accertato la manomissione delle misurazioni, attraverso l’utilizzo di un software illegale, sugli scarichi di gas da parte di Volkswagen. Una violazione avvenuta negli Stati Uniti dal 2009 che riguarda quasi 500mila automobili ed espone il colosso a un rischio di 18 miliardi di sanzioni. Rispetto alla legislazione europea, gli Usa sono più severi sui controlli delle emissioni di ossido di azoto, caratteristiche dei motori diesel. Lo scandalo avvenuto oltreoceano mette comunque in guardia anche il governo della Germania e l’Unione europea che dal 2017 farà entrare in vigore nuove linee guida sulle valutazioni dei livelli di inquinamento delle automobili. Intanto, il ministro delle Finanze francese Michel Sapin chiede un’indagine a livello comunitario per «rassicurare i cittadini».

Roberto Rotunno

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