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Volkswagen, dieselgate: si rischia terremoto nel mercato europeo

di Raffaele Sardella23 Settembre 2015
23 Settembre 2015

Volkswagen

Il dieselgate è uno tsunami partito dagli Usa che rischia di travolgere l’Europa, specie se cavalcato dagli speculatori finanziari. Dopo la rivelazione della manipolazione dei test anti-inquinamento, in appena due giorni La Volkswagen ha bruciato in borsa 25 miliardi di euro di capitalizzazione su 75 complessivi; è andato in fumo un terzo del valore azionario. Un terremoto innescato in un Paese, gli Usa, dove i motori diesel rappresentano appena lo 0,8% del mercato automobilistico, poca cosa rispetto al 53% della fetta europea. La casa di Wolfsburg sembra quindi destinata a subire un ulteriore contraccolpo non appena i governi del vecchio continente si allineeranno a Washington, pronta a comminare una multa record di 18 miliardi di dollari. Le associazioni di consumatori scalpitano con la Commissione europea che per il momento prende tempo: ” È prematuro dire se sia necessaria qualsiasi misura di sorveglianza specifica anche in Europa e se i veicoli Volkswagen venduti in Europa abbiano lo stesso difetto. Stiamo comunque prendendo in esame la questione molto sul serio. Siamo in contatto con l’azienda e l’Agenzia Usa per l’Ambiente (Epa)”, ha annunciato Lucia Caudet, portavoce per il Mercato Interno. Certo è che, se i motori sotto accusa sono circa 11 milioni e quelli venduti negli sono Usa appena 500mila, mancano all’appello 10 milioni e mezzo di auto che è assurdo pensare non siano stati venduti anche in Europa. “Se scopriremo che anche in Italia sono state vendute auto dotate di un software per ingannare i controlli sulle emissioni – ha dichiarato oggi il Ministro dell’ambiente Gianluca Galetti in un’intervista a la Repubblica – sarà inevitabile far scattare il blocco delle vendite.” In Italia le auto diesel sono più diffuse rispetto alla media europea e si stima che quelle a rischio potrebbero essere addirittura un milione. Il ministero dei Trasporti, per il momento, ha chiesto spiegazioni sia alla casa automobilistica che alla KNA (Kraft-fahrt-bundesamt), il soggetto terzo che si occupa delle omologazioni. Bisognerà fidarsi della parola dei tedeschi, però. Il nostro ministero dei Trasporti, infatti, non prevede controlli su strada come quelli che hanno smascherato l’imbroglio oltreoceano.

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