Ancora lontani dall’Italia, prigionieri di un errore di valutazione, forse di un ordine impartito per sbaglio. Trattenuti in India da più di due anni, immobilizzati dalle maglie di un possibile disastro diplomatico. Così ieri nel corso di una videoconferenza tra l’ambasciata italiana a Dehli e le Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato hanno lanciato il loro appello Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Quest’ultimo, ha dichiarato in videoconferenza con espressione del viso tesa e tono perentorio il proprio disappunto per la disputa prolungata fra i due paesi esprimendo comprensibilmente sdegno e sofferenza. “Abbiamo obbedito ad un ordine, mantenendo la parola che ci era stata chiesta, e siamo ancora qui….” tuona il secondo capo della marina riferendosi all’empasse diplomatico che non trova soluzione neanche dopo l’accoglimento dei ricorsi dei legali italiani da parte della Corte Suprema Indiana.
Pesano anche le parole e gli sguardi delusi di Massimiliano Latorre. La voce del più alto in grado è giunta con timbro più misurato; ciononostante sofferente: “Noi quel che possiamo fare è comportarci da militari, da italiani e soffrire con dignità” ha dichiarato il capo di prima classe.
I due sottoufficiali della Marina hanno dovuto seguire anche quest’anno la cerimonia in onore della Repubblica su uno schermo, a circa 6.000 chilometri di distanza da casa e dalle proprie famiglie.
L’attuale ministro degli Esteri, Federica Mogherini, nel corso dei festeggiamenti in onore della Repubblica ha dichiarato riferendosi ai due marò: «A loro va il ringraziamento dell’Italia che non può dimenticare i suoi figli migliori. Con le loro famiglie danno una lezione di vita e professionalità».
La titolare della Farnesina ha anche fatto sapere che è in cima allo scadenzario di governo, per la risoluzione della vicenda diplomatica, la nuova strategia studiata col premier Matteo Renzi che punta a incassare il sostegno diplomatico dagli Usa e dai paesi dell’UE.
Emanuele Bianchi