“Anche noi siamo stati vittime o testimoni di abusi, dai commenti e dai comportamenti sessisti a molestie e aggressioni sessuali, da parte di eurodeputati o staff del Parlamento”. Sono le accuse contenute nella lettera – visionata dall’Ansa – indirizzata al presidente dell’ Europarlamento Antonio Tajani e agli altri membri da dodici eurodeputati e sottoscritta ad ora da un’altra trentina, di vari gruppi. “Non è legale – si legge ancora – essere molestati in ascensore, nei corridoi o durante una missione”.
“Anch’io sono stata vittima di abusi sessuali e quello che fa male è continuare a vedere questa persona potente che continua a fare quello che ha sempre fatto”. Una denuncia altrettanto pesante quella lanciata dall’eurodeputata svedese dei Verdi, Linnea Engstrom durante il dibattito oggi a Strasburgo. “Adesso invece – ha detto prendendo la parola durante la plenaria – finalmente possiamo esternare queste memorie così dolorose, possiamo rompere il silenzio. Mi piacerebbe che dessero l’esempio anche molti più uomini”.
Nei giorni scorsi Margot Wallström, ministra degli Esteri di Stoccolma, e Asa Regnér, ministra delle Pari opportunità, hanno denunciato di aver subito molestie durante summit europei. Entrambe si sono unite all’iniziativa internazionale #MeToo per denunciare la vastità del problema delle molestie sessuali che. sull’onda del caso Weinstein, sta rivelando retroscena sempre più inquietanti. Una piaga che, secondo la lettera, è presente e diffusa anche nell’Europarlamento.
“Dobbiamo rompere il silenzio che c’è anche in quest’aula”, accusa ad esempio la svedese Malin Bjork. “Il Parlamento, come ogni altro posto di lavoro, non è immune a questo fenomeno”, afferma Daniela Aiuto (M5s).
Qualcosa si spera possa cambiare con la risoluzione sulla lotta alle molestie sessuali nell’Ue che dovrà essere votata domani a Strasburgo. Sette le mozioni dei gruppi, sulle quali si lavora a un testo di compromesso. Purtroppo il fatto che il dibattito sia avvenuto in un’aula semi-deserta, con poche decine di deputati, indica come la questione sia ancora ritenuta non prioritaria.