Alla fine l’abolizione dei vitalizi rimarrà soltanto una “chimera”. L’ultima possibilità di approvare il ddl è naufragata ieri, quando la Commissione Bilancio della Camera ha dichiarato inammissibile la proposta del deputato Pd Ricchetti di inserire la norma nella manovra finanziaria.
Una mossa, quella del primo firmatario della proposta, che avrebbe scavalcato i ritardi del Senato. Il disegno di legge è stato approvato, infatti, lo scorso luglio alla Camera. La proposta si è così impantanata a Palazzo Madama a causa del muro dei senatori dem. Ora non c’è più tempo: sarà quasi impossibile che il Senato approvi la legge nel poco tempo rimasto alla legislatura.
La frattura all’interno del Pd è evidente. «Mi meraviglio che non si comprenda l’importanza di questo tema», ha dichiarato Matteo Ricchetti. Parole dure anche da parte del senatore dem Stefano Esposito, che attacca i colleghi contrari al taglio: «Ci sono due Pd, uno per ogni ramo del Parlamento? Sposetti deve imporre la linea del partito? Chiedo la convocazione del gruppo e faccio appello a Renzi e Orfini perché intervengano».
Le proteste arrivano anche dal M5s, che aveva fatto dell’abolizione dei vitalizi uno dei suoi cavalli di battaglia. «Alla fine il Pd non vuole rinunciare ai suoi privilegi», è quanto affermato in una nota dai deputati M5s della Commissione Affari Costituzionali. «Un’altra presa in giro di Renzi», è stata invece la battuta di Matteo Salvini, segretario della Lega.
Nente da fare, quindi, per il taglio delle pensioni di 2.600 ex parlamentari. A saltare anche la riduzione del 40% degli assegni, frutto dell’adeguamento al sistema contributivo applicato a chi è stato eletto prima della riforma del 2001. Addio infine all’aumento dell’età pensionabile per ottenere il pensionamento: la proposta Ricchetti prevedeva la soglia dei 65 anni anziché dei 60 attuali.