L’androne della stazione di Trastevere è diventato la sua casa. Dalle 21 alle 7 del mattino, la clochard Laura, 38 anni, ha l’obbligo di domicilio proprio nella sede trasteverina delle Ferrovie dello Stato. Una storia che ha del surreale, se non fosse per un’ordinanza del Tribunale di Roma, “sezione per le applicazioni delle misure di prevenzione per la sicurezza e pubblica moralità”: la clochard ha qualche precedente per furto, niente di serio, ma quando le autorità le hanno notificato l’avviso per cui risultava sottoposta a sorveglianza speciale, la donna ha dato come indirizzo quello corrispondente alla stazione di Trastevere. I carabinieri quindi, l’hanno verbalizzato e poi sono andati via. Né i militari né Laura sapevano, però, che le Ferrovie avevano deciso di chiudere lo scalo durante la notte per ragioni di sicurezza pubblica, e ora denunciano che non possono farlo perché “il Tribunale ce lo impedisce”.
La storia di Laura. Insieme al suo compagno Bruno, la clochard vive da quasi due anni su un paio di coperte luride in un angolo dell’atrio. Laura passa le giornate a chiedere l’elemosina, a bere vino e ad “azzuffarsi” con il suo uomo. Tutto questo accade ogni giorno, ma senza che nessuno se ne accorga. Tutti i giorni sono lì, a chiedere l’elemosina, a bere, a volte a spogliarsi. “Non è cattiva, non dà fastidio ai passeggeri”, spiega un addetto alle pulizie. Laura vive senza pretese, con poca roba al seguito, forse un po’ troppo spesso ubriaca ma questo non ha mai rappresentato un problema per i passeggeri dei treni a Trastevere o per i dipendenti dello scalo che non si sono mai sentiti intimiditi da lei.
Per la donna non c’è stato nessun problema lo scorso 24 maggio a dare l’indirizzo della stazione come suo domicilio. Così, a causa di questo documento firmato dalla clochard, e dal timbro del militare che aveva l’incarico di notificarlo a Laura, le Fs non possono più chiudere lo scalo. Dal 6 ottobre infatti si era deciso di chiudere la stazione per qualche ora (da mezzanotte alle 4 del mattino), allo scopo di evitare “situazioni pericolose” che nessuno avrebbe potuto gestire. Ma Laura ha la residenza proprio nell’androne della stazione, dunque chiudere la porta risulterebbe sequestro di persona. «In tanti anni di carriera non mi era mai capitato che qualcuno indicasse come domicilio l’atrio di una stazione, se la cacciamo violeremmo un provvedimento giudiziario», ha dichiarato Franco Fiumara, direttore della protezione aziendale di Ferrovie dello Stato. Il direttore Fiumara ha quindi presentato un’istanza all’autorità giudiziaria per cambiare il domicilio della donna.