Un’inchiesta “indipendente” per identificare “la fonte zoonotica del virus e il suo percorso di trasmissione all’uomo”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato una risoluzione presentata da più di 120 Paesi durante l’assemblea legislativa che si è tenuta tra ieri e oggi: l’obiettivo è far luce sull’origine del Coronavirus e le prime fasi della sua diffusione. La risoluzione è passata anche con il voto favorevole della Cina, nonostante il governo di Pechino nei giorni scorsi avesse fatto sapere di temere che l’inchiesta avrebbe potuto arrecarle un ulteriore danno di immagine e legittimare alcune teorie complottiste sostenute apertamente da paesi come gli Stati Uniti sull’origine artificiale del virus.
La settimana scorsa l’ambasciatore cinese nel Regno Unito, Liu Xiaoming, aveva spiegato che il suo governo si sarebbe dimostrato disponibile a un’inchiesta internazionale “a patto che fosse guidata dall’Oms”. Tedros Adhanom Ghebreyesu, capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha specificato che le indagini partiranno “il prima possibile” e saranno svolte “con piena trasparenza e responsabilità”. Parole dette anche per stemperare i toni, dopo lo scambio di accuse tra Stati Uniti e Cina degli ultimi giorni.
L’Assemblea ha anche fatto emergere che i quasi cinque milioni di contagiati e gli oltre 323mila morti nel mondo non sono serviti a fare fronte comune in vista di un vaccino per tutti – peraltro promesso ieri dal presidente Xi Jinping nel caso in cui a trovarlo siano i cinesi – ma soltanto a spostare lo scontro dal 5G e dai dazi lungo un’altra linea.
Nel dibattito Pechino-Washington si è inserita Ursula von der Leyen, che ha invocato compattezza nella lotta al Coronavirus. “Per ora concentriamoci sulla sfida immediata”, ha detto la presidente della Commissione europea nel suo intervento ricordando che “questo è il tempo della cooperazione. Ciò non significa che una volta passata la pandemia da Coronavirus non dovremo guardare a modi per modernizzare l’Oms per rispondere alle nuove sfide”, ha proseguito Von der Leyen. E a offrirle una sponda è arrivata la Russia di Putin , disposta a “partecipare energicamente” alla riforma dell’Oms ma – come sottolineato dal vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov – pronta ad opporsi “per rompere tutto ciò che esiste a vantaggio delle preferenze politiche o geopolitiche degli Stati Uniti”.