Il giudice sportivo della Lega Nazionale Dilettanti Salvatore Marzo, attivo nel comitato provinciale di Messina, ci ha aiutato a tracciare i contorni del preoccupante fenomeno delle violenze nel calcio minore. I primi destinatari sono purtroppo i direttori di gara, che in queste categorie ottengono peraltro semplici rimborsi spese.
Secondo l’osservatorio Aia la Sicilia risulta, insieme alla Calabria, la regione con il numero più alto di violenze nei confronti di arbitri.
“Non credo che sia un fenomeno legato a singoli territori. I giovani hanno purtroppo una falsa rappresentazione del mondo calcistico. L’incidenza delle famiglie ha una sua valenza perché c’è la convinzione che il proprio figlio sia un campione. Assistiamo anche a liti tra genitori e allenatori per questo. Ci sono poi altre istigazioni che influiscono: basti vedere anche quello che succede nelle categorie principali, in diretta Tv. Dirigenti e calciatori hanno voglia quindi di prevaricare sull’arbitro, che poi magari può degenerare in violenza”.
Serve una maggiore presenza delle forze dell’ordine negli impianti del calcio provinciale?
“Sarebbe, in teoria, obbligatoria. I dirigenti hanno l’obbligo di inviare settimanalmente la richiesta per ogni gara. Il problema è che poi in realtà le serie minori non vengono presidiate. Le Questure affermano di non avere personale sufficiente per coprire tutte le partite in programma. Dispongono quindi una vigilanza dinamica, effettuando soltanto un paio di sopralluoghi e intervengono soltanto se allertati. Se si applicasse sempre alla lettera la regola che prevede di non dare inizio a una partita in assenza di totale sicurezza non ne disputeremmo nessuna. Agli arbitri non resta che scrivere sul referto arbitrale di non avere notato la presenza delle forze dell’ordine”.
Quali sono gli strumenti per prevenire e tutelarsi?
“Il direttore di gara può soltanto applicare nel miglior modo possibile il regolamento. Ai corsi per diventare arbitro si invitano i praticanti ad essere i più calmi e disponibili possibile, per evitare atteggiamenti che potrebbero innescare sentimenti di antagonismo o avversione per le regole”.
Sono sufficienti le misure di allontanamento date agli autori di violenza?
“Ci sono parametri rigidi, che lasciano la possibilità di acuire o meno le pene con una gradazione in base alla gravità delle infrazioni commesse. L’obiettivo però è introdurre anche sanzioni pecuniarie a danno delle società, che così saranno invogliate a dissuadere i calciatori e a tenere a bada le eventuali reazioni del pubblico”.
Il rapporto tra pubblico, media e arbitri deve cambiare?
“A mio avviso aiuterebbe a ridurre gli episodi di violenza. Il presidente Trentalange sollecita un maggiore dialogo anche tra Aia, società e Federazione. Anche aumentare gli incontri tra dirigenti e capitani delle varie società contribuirebbe a mitigare il problema”.