Oggi è il giorno ‘x’ che gli appassionati di storia e arte avevano segnato sul calendario: la villa dell’imperatrice Livia, la moglie di Augusto, apre le sue porte al pubblico dopo 2000 anni. L’evento rientra nella serie di iniziative organizzate per celebrare il Bimillenario della morte dell’imperatore: dallo spettacolo delle luci dell’Ara Pacis agli accessi gratuiti a importarti aeree archeologiche legate all’impero romano come Porta Tiburtina, Porta Maggiore, il Teatro Marcello e il Portico di Ottavia. Qualche inconveniente c’è stato (come ad esempio l’allagamento del Mausoleo di Augusto, proprio nel giorno di avvio delle celebrazioni), ma in generale le proposte sono state accolte con piacere da romani e turisti, dando anche la possibilità di riscoprire siti meno noti.
L’apertura al pubblico, per la prima volta nella storia, della villa di Livia è sicuramente uno dei più grandi successi di quest’anno.
Costruita nel 38 a.C., la villa fu forse la casa preferita che l’imperatore Augusto condivise con la moglie Livia e, visitandola con attenzione, racconta molto del loro amore. I due si conobbero quando erano già sposati a diversi consorti: Augusto si era da poco unito in un matrimonio di interesse con Scribonia, mentre Livia era incinta del secondo figlio dal marito Tiberio Claudio Nerone. Fu amore a prima vista. Entrambi divorziarono, si sposarono subito dopo e immediatamente decisero di costruire una casa di campagna sulle terre che la donna aveva ereditato dal padre. La costruzione della villa li appassionò: divenne un progetto comune, ogni dettaglio venne deciso insieme, dalle immagini dipinte sulle pareti, all’orto dove Livia coltivava le piante medicinali fino al triclino ipogeo dove pranzavano d’estate. Ma probabilmente il vanto più grande della tenuta era il bosco di allori coltivato dai due coniugi che diede origine perfino a una leggenda: si diceva infatti che un’aquila lasciò cadere sul grembo di Livia una gallina bianca nel cui becco teneva un ramo di alloro; proprio da quel ramo, che la donna piantò nel campo dietro la casa, nacque il bosco che avrebbe rifornito per decenni le foglie dei famosi tronfi degli imperatori.
Quando l’Impero romano si frantumò, la villa, però, fu presto dimenticata. Soltanto nel 1863 degli scavi ridiedero alla luce i marmi colorati e i mosaici di cui erano decorati i pavimenti delle stanze, le pareti rosse e gialle, i pilastri del portico. Durante la seconda guerra mondiale, però, un ordigno danneggiò la sala sotterranea, usata dai militari come bivacco, così negli anni ’50 si scelse di rimuovere le meravigliose pitture di cui la villa era decorata per trasferirle al Museo Nazionale Romano, mentre l’imponente e ormai celeberrima statua di Augusto Ioricato finì ai Musei Vaticani. Solo nel 1973 la villa venne espropriata ai privati proprietari e iniziò il restauro delle strutture superstiti. Questo lungo percorso si conclude oggi, giorno in cui per la prima volta si potrà accedere alla villa: gli affreschi si trovano ancora nei musei romani, ma ne sono stati riprodotti i disegni in fedeli pannelli posti sul sito originario; mentre lo splendido giardino dipinto della moglie di Augusto è stato ricostruito virtualmente.
L’ingresso è gratuito dal lunedì al venerdì e tutti i sabati dispari dalle 9.30 alle 13.30; mentre le domeniche dispari l’orario si protrae fino alle 18.30 in estate e fino alle 16.30 in inverno. Nei sabati pari, invece, la villa sarà aperta al pubblico solo con visite guidate a pagamento (Info: 06/3996700).
La villa si trova su via Flaminia, all’altezza di Prima Porta, ma raggiungerla è difficile senza conoscere il luogo perché non è presente alcuna indicazione lungo la strada. La direttrice Marina Piranomonte richiede ormai da dodici mesi (sia via lettera che via telefono) che venga apposto un cartello all’ingresso della strada che dalla Flaminia porta alla villa, ma gli uffici di Anas, Provincia, Regione e Astral non hanno mai risposto, mentre il Municipio le ha fatto sapere che non è competente in materia.
Corinna Spirito