Francesco Costa – vicedirettore de Il Post – è tra gli autori di Postcast, il podcast della testata, pubblicato il venerdì di ogni settimana. Il giornalista ha alle spalle un’altra esperienza nel settore: per due anni ha curato un podcast sulla politica statunitense, Da Costa a Costa, che lo ha portato a viaggiare più volte negli Usa per raccontare l’elezione di Donald Trump. A tal proposito, nel 2016, ha vinto il Premio Internazionale Spotorno Nuovo Giornalismo.
Quand’è nata l’idea al Post di rivolgersi ai propri lettori attraverso il podcast?
«L’idea risale a qualche anno fa. Noi, però, essendo una testata piccola – abbiamo solo otto anni di vita – siamo parsimoniosi. E così, una volta sicuri di avere le risorse, abbiamo inaugurato Postcast. Inoltre, almeno per me, non è la prima volta lavorare in questo ambito. Per diverso tempo ho realizzato Da Costa a Costa, podcast sulla politica, società e costume americani. Esperienza che mi è servita a conoscere un pubblico potenziale. Il podcast, in fondo, non è altro che un nuovo veicolo per i lettori».
C’è un modello a cui Postcast si ispira?
«No, non c’è, anche perché in Italia il podcast non esiste in questi termini. Negli Stati Uniti, invece, è una forma di comunicazione quotidiana».
Secondo quali criteri vengono scelti gli argomenti da trattare? Come viene organizzato di volta in volta il lavoro?
«La scaletta viene costruita da me e da Carlo Annese con la collaborazione di Piano P che produce Postcast. Discutiamo delle tematiche – due o tre storie nelle quali alla base c’è una notizia – e recuperiamo materiale dal nostro sito, approfondendolo con interviste ai personaggi del momento o a chi ha scritto il pezzo, che saprà bene di cosa si parla. Le fasi della produzione sono diverse: dalla registrazione al montaggio alla distribuzione».
Com’è stata la ricezione da parte degli utenti?
«Molto buona. Nella prima settimana abbiamo raggiunto i 10.000 tra gli ascolti e i download. Il secondo episodio, invece, ha già superato i numeri del primo».
Avete pensato di aumentare le uscite a settimana?
«Sì, ma per ora Postcast resta un esperimento di otto puntate. Se dovesse andare bene, si potrebbe continuare, anche se c’è bisogno di uno sponsor: non possiamo permetterci di andare in perdita. Comunque, oltre agli episodi settimanali, ci piacerebbe aggiungere altri contributi».