Sono arrivati a Cracovia i 400 ragazzi delle scuole superiori del Lazio che in questi giorni visiteranno i luoghi dell’Olocausto. Ad accompagnarli sui luoghi del dolore sono alcuni anziani sopravvissuti, che furono deportati da bambini: Pietro Terracina, Sami Modiano e le sorelle Andra e Tatiana Bucci, oltre alla vedova di Shlomo Venezia. Il viaggio è iniziato con la visita al quartiere ebraico Kazimierz, poi la visita al campo di concentramento di Auschwitz e a quello di sterminio di Birkenau.
Un impegno costante. Organizzatore del viaggio, anche quest’anno, è stato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, secondo cui si tratta della «più grande delegazione studentesca italiana da 70 anni», grazie anche a una piccola rappresentanza arrivata dalla Basilicata. «I viaggi della memoria non iniziano e finiscono in questi tre giorni – ha detto il “governatore” – ma hanno l’intento di lasciare nella vita di ciascuno di noi qualcosa che si possa raccontare e tramandare». Per questo i partecipanti, che provengono da 146 scuole, potranno postare foto, video e pensieri sulla pagina facebook ‘Viaggio della Memoria Regione Lazio’.
La delegazione. «E’ un privilegio per i ragazzi – ha affermato il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici – poter dialogare direttamente con i sopravvissuti. La gioventù italiana non è rappresentata da una minoranza di imbecilli che vanno ai raduni nazisti o disegnano svastiche sui muri». Oltre al presidente Zingaretti prendono parte al viaggio il suo vice Massimiliano Smeriglio, il direttore scientifico del (futuro) Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti, il delegato regionale alla Storia e alla memoria Umberto Gentiloni e Gadiel Taché, fratello del piccolo Stefano, il bambino ucciso nel 1982 alla sinagoga di Roma ricordato dal presidente Sergio Mattarella durante il suo discorso di insediamento.
70 anni di Memoria. Il complesso Auschiwtz-Birkenau è stato liberato dall’esercito sovietico il 27 gennaio 1945. Nei suoi cinque anni di attività vi sono morte più di un milione di persone: in maggior parte di religione ebraica, ma anche omosessuali, oppositori politici, prigionieri polacchi e russi, prostitute, mendicanti e criminali comuni tedeschi. Dal 1979 è considerato “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco. E’ noto in tutto il mondo anche per la scritta beffarda «Arbeit Macht Frei» (“il lavoro rende liberi”), posta sul cancello di ingresso.
Alessandro Testa