“Mio marito ed io siamo felicissimi, ci siamo liberati di un incubo. Adesso questa vicenda è finalmente sepolta”. Così Roberta Milletarì, moglie di Raniero Busco, ha commentato l’assoluzione definitiva del marito dal delitto di via Poma, parlando al telefono con l’avvocato Paolo Loria che ha difeso Busco insieme a Franco Coppi.
La sentenza definitiva della Cassazione arriva ventiquattro anni dopo l’omicidio di Simonetta Cesaroni, uccisa, con ventinove coltellate, il pomeriggio del 7 agosto 1990.
In meno di tre ore di camera di consiglio i supremi giudici della Prima sezione penale, presieduti da Umberto Giordano, hanno rigettato il ricorso con il quale il Procuratore generale della Corte di Assise di Appello di Roma, Alberto Cozzella, aveva impugnato il proscioglimento di Busco, emesso il 27 aprile 2012. In primo grado, nel 2011, era stato condannato a 24 anni di reclusione. Busco ha accolto in lacrime la sentenza, dalla sua villetta alla periferia della capitale. A confermarlo alcuni suoi amici per i quali “la giustizia ha finalmente fatto il suo corso”. Accanto a lui c’erano anche la moglie e i parenti e all’arrivo della notizia si sono sentite urla di gioia. Una vittoria per Coppi, avvocato di Busco, che ha assaporato così la fine di un’odissea giudiziaria.
Delusi invece i legali della famiglia Cesaroni. “Nella sentenza di assoluzione c’erano forti incongruenze e restiamo convinti che ci fossero elementi importanti a sostegno della colpevolezza di Busco – ha detto l’avvocato Federica Mondani – Adesso quello di Via Poma resta un delitto senza colpevoli”.
Maria Lucia Panucci