Nessuna crisi sulla giustizia. È categorico Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, ai microfoni di Radio Capital: “Abbiamo fatto passi avanti importantissimi. C’è la riforma della giustizia civile approvata in Cdm che deve andare avanti in Parlamento. Ce lo chiedono gli italiani”, ha risposto il Guardasigilli a Massimo Giannini e Oscar Giannino.
Proprio ieri, infatti, durante un vertice a Palazzo Chigi, che si è chiuso con una cena tra i ministri e il premier Giuseppe Conte, si è arrivati a un accordo. La legge sulla prescrizione entrerà in vigore il primo gennaio, mentre dal 7 inizieranno i lavori per ridurre i tempi dei processi. Per quanto riguarda il tema delle intercettazioni, la riforma proposta dall’ex ministro dem Andrea Orlando dovrebbe essere corretta già da domani e potrebbe partire il prossimo 2 marzo.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Italia Viva, rappresentata da Lucia Annibali nel summit tra Conte, Bonafede e i delegati delle altre forze di maggioranza, non è contenta della decisione presa. Il gruppo guidato da Matteo Renzi chiedeva un rinvio della partenza delle due leggi. “Per Iv è inutile rivedersi il 7 gennaio, quando la prescrizione sarà già entrata in vigore. Se si può inserire nel dl Proroghe una norma sulle intercettazioni allora è possibile ottenerla anche per bloccare la decorrenza dei termini della prescrizione”, sottolineano alcune fonti del partito.
Anche Walter Verini, responsabile Giustizia del Partito Democratico, smentisce le parole entusiaste del ministro pentastellato: “Non c’è stata una convergenza tanto che abbiamo deciso di rivederci il 7 gennaio – ha dichiarato al termine del vertice –. La posizione del Pd è chiara, l’entrata in vigore della prescrizione non garantisce affatto i cittadini. Abbiamo riproposto l’urgenza e la necessità di forme che garantiscano la ragionevole durata dei processi”.
E le accuse non si limitano alla maggioranza. Anche Benedetto Della Vedova di +Europa e Francesco Paolo Sisto di Forza Italia attaccano la riforma proposta da Bonafede.