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Via libera alla riforma
del Trattato di Dublino
dal Parlamento europeo

Il testo passa ora al Consiglio

contrari Visegrad e Cinque Stelle

di Gloria Frezza17 Novembre 2017
17 Novembre 2017

Sono 390 i sì che ieri, durante la seduta plenaria del Parlamento europeo, hanno approvato il passaggio della riforma del regolamento di Dublino al Consiglio europeo. Il secondo passo concreto verso un cambiamento del discusso trattato dopo l’approvazione del testo il 19 ottobre in Commissione libertà civili. La volontà delle modifiche è quella di rimediare alle carenze del regolamento di Dublino, stipulato nel giugno 1990, che prevede la possibilità per il migrante di richiedere diritto d’asilo solo nel primo paese europeo che riesca a raggiungere. Un regolamento che scarica molta parte delle difficoltà legate agli sbarchi su Italia e Grecia. Se si riuscisse a modificarlo, tutti gli Stati membri dell’Unione dovrebbero accettare parte delle responsabilità dell’accoglienza.

I migranti sarebbero ricollocati tra gli stati membri secondo un metodo automatico, come illustra il testo della relatrice svedese Cecilia Wikstrom, e chi dovesse rifiutare di accogliere la propria quota riceverebbe pesanti detrazioni dai fondi Ue. Non senza un chiaro riferimento proprio al gruppo Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia), che finora ha in blocco rifiutato di fare la propria parte. Nel testo è presente anche un “filtro” che aiuterà la gestione dei richiedenti asilo per un periodo transitorio di tre anni. Se la richiesta dovesse essere rifiutata, sarebbe il paese di ingresso ad occuparsi del rimpatrio, con un aiuto economico dall’Unione.

Favorevoli i parlamentari italiani del gruppo socialista, che riuniscono Pd, Mdp e Possibile, quelli della Sinistra di Tsipras e anche il Ppe, che accoglie Forza Italia e Alternativa Popolare. I contrari sono stati invece 175, tra questi la larga parte dei deputati est-europei. L’ennesima forte dimostrazione delle ferme posizioni conservatrici dei paesi di Visegrad. Contraria anche la delegazione del Movimento Cinque Stelle, insieme alle inglesi Ecr e Ukip. I Cinque Stelle hanno spiegato il loro rifiuto sostenendo che la riforma lascerebbe comunque l’Italia sola sulla questione dei migranti economici, che non sono inclusi nel meccanismo di ripartizione tra i paesi europei. Astenuta invece la Lega. Salvini si è difeso dall’accusa di appoggiare il Pd affermando: “Se possiamo ottenere un risultato attraverso una trattativa, noi non ci tiriamo indietro”.

Nel lungo iter del negoziato e dell’approvazione tuttavia, i termini della riforma potrebbero essere modificati radicalmente. Per ora non ci sono i presupposti per un accordo che possa effettivamente far partire il dispositivo, dato il grande divario tra le posizioni all’interno del Consiglio dell’Unione europea, a cui spetta l’ultima parola.

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