Il ministro degli Esteri Luigi di Maio vuole rimettere la Libia al centro dello scacchiere estero italiano nel Mediterraneo. Il leader pentastellato la scorsa notte ha incontrato a Roma l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, Josep Borrell, per cercare di invocare una risposta europea congiunta.
Lo ha ribadito in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, in cui l’inquilino della Farnesina ha anche sottolineato come l’Ue sia al lavoro per determinare un incontro tra il premier libico Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar e afferma che “se non sarà possibile in Libia, lo terremo altrove”.
Il plurale è d’obbligo perché Di Maio non vuole muoversi da solo: per questo ha comunicato su Facebook che oggi pomeriggio si recherà a Bruxelles per tenere un vertice straordinario sulla Libia con gli omologhi di Francia, Germania e Gran Bretagna insieme all’alto rappresentante Ue Borrell.
Una maggiore azione comunitaria viene sollecitata anche dal commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Affidando le sue parole a Repubblica, l’ex premier ha avvertito che “lasciare la Libia al suo destino significherebbe farla precipitare in un contesto di guerra civile, scenario pericoloso per l’Italia”, accusando la politica dei porti chiusi dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Accuse che vengono mosse anche da Di Maio che, proprio sul Fatto Quotidiano, sottolinea come Salvini, durante il governo Conte I, abbia preso in carico il dossier sulla Libia solo per occuparsi di migrazione.
Secca la risposta del leader del Carroccio che, a Radio 24, invita il ministro degli Esteri a smettere di riconoscere le responsabilità di tutte le nefandezze a Salvini e di concentrarsi sugli affari internazionali. Salvini ha anche affermato di aver sempre lavorato con la Libia in silenzio e di aver ottenuto risultati evidenti. Ora però, secondo il segretario della Lega, le cose sono cambiate e per questo l’Italia non viene presa in considerazione nello scacchiere internazionale. Nel frattempo, dal fronte bipartisan si spinge per cercare una soluzione politica e non armata.