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Vertice europeo: 9 miliardi per l’occupazione, di cui 1,5 all’Italia. Letta: “Risultati importanti per noi e l’Ue”

di Anna Serafini28 Giugno 2013
28 Giugno 2013

Tra il 2014 e il 2020 l’Italia riceverà dall’Ue 1,5 miliardi di euro per combattere la disoccupazione giovanile sui 9 miliardi previsti per il programma comunitario.  Ad annunciarlo è il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, a margine del vertice Ue sul lavoro dei giovani.  “Abbiamo triplicato” la quota inizialmente prevista – gioisce -, “ora le imprese non hanno più alibi”. 

Un primo accordo nella notte. Una prima intesa tra i leader dei capi di Stato e di governo Ue sui fondi per la lotta alla disoccupazione dei giovani è stata raggiunta nella notte di ieri. I 27, infatti, hanno dato il via libera al “front-loading”, ovvero all’anticipazione al biennio 2014-2015 di sei miliardi dell’Iniziativa per l’occupazione giovanile, prevista nel quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e inizialmente distribuita nei sette anni.
Da 6 a 9 miliardi per il fondo contro la disoccupazione. Letta: “All’Italia 1,5 miliardi. Nessun alibi per le imprese”. Il fondo, tuttavia, “sarà più importante”, come  ha annunciato ieri il Presidente del Consiglio Ue, Herman Von Rompuy, secondo cui la cifra avrebbe potuto raggiungere “almeno gli otto miliardi”, mentre già il premier italiano annunciava che la somma sarebbe potuta salire anche a nove. “C’è un aggiunta, probabilmente di tre miliardi di euro, rispetto a quanto era previsto”, ha dichiarato il leader italiano, uscendo dal summit notturno: “è un risultato molto positivo e sono molto contento”. E continua a sorridere, il presidente del Consiglio, perché la sua previsione è stata confermata, come annunciato oggi in conferenza stampa, e “su una quota complessiva di sei più tre miliardi, riusciremo ad arrivare a 1,5 miliardi per l’Italia (un  miliardo per il primo biennio, ndr.), quasi triplicando la cifra” originariamente stabilita. “Ora sta alle imprese”, ammonisce Letta, secondo cui “la somma dell’intervento nazionale e dei fondi europei non lasciano più alibi: ora  possono assumere giovani, ovviamente a tempo indeterminato”, grazie a una forte defiscalizzazione.
Sul fronte della politica interna “adesso si può aprire la seconda fase, il governo può lavorare al secondo pacchetto” per favorire il lavoro.  intervenendo a proposito dell’operato dell’esecutivo ha risposto al “fuoco amico” di Brunetta che l’ha attaccato stamani, parlando di “stimoli positivi che ci rendono ancora più forti e determinati ad andare avanti con il lavoro”. Negato ogni possibile aumento di Irap e Irpef, il premier ha dichiarato che “su Iva e Imu continueremo a far di tutto” per rispettare gli impegni presi, ma “senza sfasciare i conti pubblici perché chi pensa che io sia qui per sfasciarli, sbaglia primo ministro”.
Intatto l’accordo sui rebate britannici. L’aumento del fondo Ue per la disoccupazione giovanile è possibile grazie alla nuova flessibilità sull’accordo di bilancio, in virtù della quale le risorse non spese per gli altri programmi varranno rinvestiti in quello comunitario per l’occupazione, invece di essere riversati nelle casse degli Stati, come avviene finora. In virtù dell’accordo, i primi sei miliardi verrano distribuiti già nei prossimi due anni, dando la priorità ai 13 Stati membri con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25%. L’intesa sul “front-loading” è arrivata dopo i negoziati con la Gran Bretagna sul bilancio e in particolare sugli sconti  britannici sul budget, che consistono, cioè, nella restituzione allo Stato di parte delle risorse versate. Oltre alla conferma del meccanismo, Cameron ha voluto assicurarsi che i 3,6 miliardi di “rebate” conteggiati al summit di febbraio restassero invariati, com’è stato infine deciso. Hollande, infatti, si era opposto all’aumento previsto per Paesi come Francia e Italia, tra i maggiori beneficiari della Politica agricola comune, obiezione che, se approvata, avrebbe ridotto di qualche centinaia di milioni di euro l’introito britannico. “Alla fine non è cambiato nulla”, ha spiegato Von Rompuy, mentre Letta confermava la “riapplicazione delle decisioni di febbraio sul bilancio”.
Unione bancaria e ricapitalizzazione tramite Esm: “vinto di misura”. Sull’unione bancaria “abbiamo vinto di misura”. Con queste parole, il premier ha accolto il “compromesso” raggiunto che è “positivo perchè rispetta le tempistiche che ci siamo dati e lascia intatta la possibilità che entro quest’anno sia completato il percorso”. Il leader francese ha ribadito di mirare ad “andare il più lontano possibile sull’Unione bancaria (ma) senza modificare i trattati” comunitari. A proposito della ricapitalizzazione delle banche in crisi tramite il fondo salva Stati – pure oggetto delle trattative di stamattina -, Letta ha assicurato che “verranno comunque salvaguardati i conti corrente sotto i 100mila euro”.
Bei: +40% di prestiti alle Pmi. Durante il summit è stato deciso anche l’aumento del 40% dei prestiti erogati tra il 2013 e il 2015 dalla Banca Europea degli investimenti: circa 150 i miliardi per finanziare i programmi di innovazione, formazione, efficienza energetica e infrastrutture strategiche di piccole e medie imprese, “progetti che altrimenti resterebbero senza credito”, secondo quanto osservato dal Presidente dell’Esecutivo Ue, José Manuel Barroso. Sul meccanismo da attuare si deciderà in autunno, ma intanti Letta ha ammesso: “Vorremmo che la Bei faccia di più per gli investimenti, c’è stato un arretramento ma è una battaglia che continueremo”.
Abrogata la procedura per deficit. Sulla scia del parere positivo dell’Esecutivo Ue rilasciato a fine maggio sulla chiusura della procedura per deficit italiana, confermata la scorsa settimana dai 17 ministri dell’Economia e della Finanza dell’Eurozona, i 27 hanno suggellato e accolto “con favore l’abrogazione della procedura di disavanzo eccessivo per vari Stati membri”. A onore degli sforzi italiani, il premier ha insistito sulla necessità di un “premio” per i Paesi virtuosi: più flessibilità.
Da lunedì, la Croazia nell’Ue; la Serbia comincerà i lavori entro gennaio. Stamattina è arrivato alla Croazia il “benvenuto” dei 27: da lunedì, infatti, diventerà il 28simo Stato membro dell’Ue, mentre la Serbia dovrà attendere “al più tardi entro gennaio” 2014 l’apertura dei negoziati per l’adesione all’Unione.

 Anna Serafini

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