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HomePolitica Vertice di governo a Palazzo Chigi, accordo su Venezuela ma non su Tav e Bankitalia

Vertice a Palazzo Chigi
Trovata intesa sul Venezuela
ma non su Tav e Bankitalia

Grande assente il vicepremier Di Maio

Il M5S vuole esprimersi sulle nomine

di Diana Sarti12 Febbraio 2019
12 Febbraio 2019

Il dettaglio di un quadro all'interno di una delle sale di Palazzo Chigi durante il vertice di Governo sulla manovra economica, Roma, 17 settembre 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Si è tenuto questa mattina a Palazzo Chigi il vertice di maggioranza, in origine programmato per ieri sera ma poi saltato a causa delle persistenti tensioni all’interno del governo. Tra i presenti il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, i ministri Enzo Moavero Milanesi e Riccardo Fraccaro e i sottosegretari Giancarlo Giorgetti e Manlio Di Stefano. Grande assente l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, rimasto al ministero dello Sviluppo economico.

Si tratta della prima riunione di governo dopo il voto regionale in Abruzzo che ha visto la Lega in ascesa e il Movimento 5 Stelle in calo. All’ordine del giorno, oltre alla questione Venezuela su cui è stato trovato un accordo di maggioranza che prevede il sostegno dell’Italia a nuove elezioni presidenziali nel Paese sudamericano, ci sono stati anche la Tav con la pubblicazione dell’analisi costi benefici e le nomine della Banca d’Italia.

Su questi ultimi due temi però la maggioranza sembra essere lontana dal raggiungimento di un’intesa. Dall’analisi sulla Tav è emerso un saldo negativo di 6-7 miliardi di euro, come preannunciato dal M5S che la vorrebbe fermare, ma la Lega non intende cedere sul fatto che l’opera vada portata a termine.

Lo scontro tra Lega e Cinquestelle riguarda però anche la questione Bankitalia. Il Movimento, attraverso un post pubblicato in mattinata sul Blog delle Stelle intitolato Un nuovo corso per Bankitalia, ha fatto sapere che la volontà “come governo del cambiamento, è solo di esprimerci sui nomi dei vertici di Banca d’Italia e Consob. Ci è consentito – proseguono  dalla legge e lo faremo senza paura di toccare qualche potere forte”. Dopo Consob “è ora il turno di Banca d’Italia e una cosa è certa: chi ha partecipato alla vigilanza degli ultimi anni, la più fallimentare della nostra storia, non può rimanere al suo posto come se nulla fosse successo”. Ieri Salvini aveva invece chiesto a Conte e a Tria di occuparsi delle nomine, per non intaccare l’indipendenza dell’istituzione di Via Nazionale.

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