God save the Queen. E l’Evening Standard salvi i ventenni. Il quotidiano inglese, che da metà settembre segue le storie degli under 25 senza lavoro, ha lanciato la campagna “Ladder for London” per fronteggiare il problema della disoccupazione giovanile. E i risultati si vedono già nella prima settimana.
A casa, un giovane su quattro. Sono circa 120mila i ragazzi tra i 16 e i 24 anni senza lavoro nella capitale inglese. Negli ultimi tre mesi, il numero degli unemployed è cresciuto di 7000 posti. Un giovane su quattro dunque resta a casa, con già sulle spalle un debito di 75.000 €. È questo il prezzo da pagare per studiare nelle prestigiose università britanniche e vivere lontano da genitori, come da manuale. Da noi il problema non avrebbe visibilità per tanto tempo e verrebbe presto archiviato come “caso fannulloni”. In Inghilterra ci si sforza un po’ di più e si guarda al portafoglio. E così emerge che mantenere i 50000 ragazzi che hanno chiesto e hanno diritto a un sussidio significa spendere 145mila sterline all’anno e che il costo della disoccupazione giovanile previsto per il prossimo decennio si aggira sui 28 miliardi di sterline. Se non bastasse il dramma politico a far riflettere, il problema si pone in termini economici.
E io pago. Lancia la sua ricetta anti-crisi, l’editorialista dell’Evening Standard, David Cohen: basterebbe che un terzo delle 300mila imprese che assumono a Londra offrisse almeno uno stage retribuito. L’azienda, sostenuta dallo Stato con un fondo di 1500 sterline (purché dimostri di avere più di 1000 dipendenti) e seguita nelle pratiche burocratiche dall’associazione City Gateway, dovrebbe farsi carico di un costo annuale di circa 2500 sterline per apprendistato. I ragazzi acquisirebbero così l’esperienza richiesta ai colloqui di lavoro e che si acquisisce soltanto lavorando.
Rapidi i risultati. In una settimana sono arrivate le prime risposte all’iniziativa del quotidiano. Banche, università, catene di abbigliamento, solo alcune delle aziende che si sono fatte avanti e 100 posti da stagista sono stati così mesi in atto. Poi dicono che il giornalismo non abbia una funzione politica.
Anna Serafini