TORINO – Vent’anni fa la scomparsa di Giovanni Agnelli, il “re” dell’industria italiana nell’epoca repubblicana. “È stata una personalità simbolo dell’imprenditoria italiana negli anni della grande crescita economica e sociale” ha ricordato Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella oggi, lunedì 23 gennaio, sulle pagine del quotidiano La Repubblica. L’imprenditore italiano consolidò il marchio Fiat – di cui fu presidente dal 30 aprile 1966 fino agli anni 2000 con l’apertura agli americani – quale protagonista nel mercato automobilistico globale introducendo in Italia una nuova visione “moderna e lungimirante” sul modo di direzionare gli investimenti.
Il ricordo
Molte le personalità italiane che l’hanno ricordato attraverso i canali ufficiali. L’ex Presidente del Consiglio Mario Monti lo ricorda come “un uomo cosmopolita e popolare che ha fatto crescere il nostro Paese”. Dello stesso avviso Piero Fassino, deputato alla Camera del Pd, che sottolinea quanto “la Torino cosmopolita di Gianni Agnelli” è stata, per molti, “il modello sociale di riferimento dell’Italia del Novecento”. Un ricordo anche da parte di Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli, sorella di Gianni, che ricorda le difficoltà riscontrate dallo zio in un periodo – negli anni ’70 – in cui, “essere a capo di una fabbrica di automobili era davvero complicato. L’Italia era un Paese folle e mio zio ha avuto il coraggio di non abbandonare una partita che sembrava impossibile vincere”.
Parole d’apprezzamento sono giunte dal mondo delle corse, attraverso le parole di Jean Todt, team principal della Ferrari negli anni 2000 – in cui la rossa dominava. “L’avvocato amava la Ferrari e Schumacher – ha detto -. Era un uomo di classe più tifoso di noi e viveva male gli insuccessi. Era dotato di un prestigio e carisma irripetibili”.