Continua il caos in Venezuela. Dopo le pressioni internazionali in favore del suo sfidante Juan Guaidò, Nicolas Maduro prova a uscire dall’angolo, respingendo l’ultimatum dell’Ue su nuove elezioni. Dopo i morti degli ultimi giorni e i momenti di confusione, Maduro ha fatto capire che non si arrenderà nonostante la sfida lanciata dal leader dell’opposizione che lo ha sfiduciato autoproclamandosi presidente (con il sostegno di Occidente, parte dell’America Latina e Israele). Il bersaglio di Maduro ora è l’Ue, che gli ha intimato di convocare le elezioni entro pochi giorni, altrimenti riconoscerà Guaidò come presidente. “Si comportano con arroganza. Nessuno può darci ultimatum” dice in un’intervista alla Cnn.
Maduro può contare sulla protezione della Russia, nonostante le smentite di Mosca sull’invio di propri militari a Caracas, mentre l’addetto militare degli Stati Uniti ha riconosciuto l’autorità di Guaidò e ha chiesto ai commilitoni di non partecipare alla repressione delle proteste contro il governo, invocando le elezioni. Maduro ha risposto dando inizio a manovre militari e marciando alla testa di un piccolo contingente, sicuro del fatto che le forze armate non lo tradiranno.
Intanto la tv australiana Abc ha riferito che il governo australiano ha riconosciuto Guaidò come legittimo leader del paese, precisando che il ministro degli Esteri australiano Marise Payne ha affermato in una nota che Guaidò sarà sostenuto fino allo svolgimento delle elezioni.
In un messaggio in diretta televisiva Guaidò ha convocato la popolazione per due nuove mobilitazioni durante questa settimana. La prima prevista per mercoledì a mezzogiorno: ha chiesto ai suoi sostenitori di uscire da case e uffici per una manifestazione pacifica di due ore. Per il sabato successivo, invece, ha annunciato dimostrazioni di massa “in ogni angolo del Venezuela” e ovunque nel mondo.