Lo Stato del Venezuela è sull’orlo di un vero collasso finanziario. A renderlo noto è l’agenzia di rating Standard&Poor’s, che ha dichiarato il Paese in “default selettivo” per una cifra da 200 milioni di dollari di bound che non è stato in grado di ripagare.
Ieri a Caracas il governo ha convocato un incontro con i creditori privati in merito al rimborso di 60 miliardi di dollari, che si è concluso dopo soli trenta minuti, con un nulla di fatto. Vano, dunque, il tentativo del presidente Nicolas Maduro di trovare un accordo con i creditori, nonostante avesse annunciato di voler procedere a una “ristrutturazione del debito estero e di tutti i pagamenti che deve effettuare”.
“Abbiamo abbassato il rating di due livelli a ‘D’ e tagliato il rating a lungo termine a ‘SD’ (default selettivo), ha dichiarato S&P’s, aggiungendo di aver atteso un mese prima di intervenire con tale misura. Poche speranze di rialzarsi dunque per il Paese sudamericano, con un Pil in caduta libera ormai da anni e un’inflazione che oscilla tra il 700% e il 1.100% annuo. Un peso per la popolazione, su cui grava maggiormente la scarsità di beni di prima necessità.
Il vicepresidente Tareck El Aissami ha tentato di giustificare le difficoltà del Paese puntando il dito contro gli Stati Uniti, responsabili, a suo dire, dei ritardi nel pagamento da parte di Caracas. Gli investitori americani infatti, sono stati tagliati fuori dal mercato del debito, facendo mancare un importante supporto a Caracas, che vende negli States circa un terzo del suo petrolio.