La rivoluzione in Vaticano prosegue. Lo IOR, l’istituto per le opere di religione, cambia funzione d’uso, passando esclusivamente al ruolo di sostegno delle attività della Chiesa. In breve, si occuperà solamente della consulenza finanziaria e del pagamento dei “dipendenti” del Vaticano, religiosi e laici.
La volontà di papa Francesco di una «Chiesa povera e per i poveri», espressa con forza sin dalle prime battute del suo pontificato trova così compimento. Il disegno è quello che Bergoglio ha ideato assieme al “C9”, la commissione dei 9 cardinali che affianca il Pontefice nella riforma della Curia.
Cambiano le funzioni, cambiano i volti. Il nuovo presidente dello IOR è l’economista francese Jean-Baptiste de Franssu, esperto di asset management, la gestione di investimenti in campo finanziario. «È un onore essere stato chiamato ad attuare i cambiamenti che oggi sono necessari per trasformare ulteriormente lo IOR in un fornitore dedicato di servizi per la Chiesa»: queste le sue prime parole dopo la nomina. L’eredità del presidente uscente, il tedesco Ernst von Freyberg, è comunque molto positiva. Le situazioni di rischio sono state sanate, assorbiti gli «investimenti sbagliati ereditati dalle gestioni precedenti» e chiusi i conti di oltre 3.355 clienti. Di questi, 2.600 sono “conti dormienti”, da tempo non operativi e con saldi minimi, e 755 sono “conti laici”, che non appartengono cioè a soggetti ed enti autorizzati, quali istituzioni cattoliche, religiosi, dipendenti vaticani, ambasciate e diplomatici. Di questi 755, sono ancora in corso le procedure per l’estinzione di altri 359 conti.
Oltre ai conti estinti, altri sono stati bloccati: 2.100 clienti, 1.329 clienti individuali e 762 clienti istituzionali, non hanno fornito le informazioni integrative necessarie per allinearsi ai nuovi standard di trasparenza introdotti nel secondo trimestre del 2013. In definitiva, al 30 giugno di quest’anno, lo Ior ha 15.495 clienti, contro i 18.900 circa del 2012, per un ammontare di sei miliardi di euro di deposito.
La trasparenza e la stretta alle speculazioni finanziarie hanno però un costo. Il bilancio 2013 mostra un forte calo dell’utile netto, pari a 2,9 milioni di euro contro gli 86,6 milioni di fine 2012. La diminuzione dell’utile di ben 83,7 milioni sconta, a dire il vero, anche operazioni discutibili come l’operazione Lux Vide targata Tarcisio Bertone, il prestito per un valore di 15.1 milioni in obbligazioni convertibili a favore della casa produttrice tv fondata da Ettore Bernabei.
La riforma economica della Santa Sede riguarda anche l’Apsa. La gestione degli immobili passa dalla sezione ordinaria dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica alla Segreteria per l’Economia, il nuovo super-ministero del Vaticano guidato dal cardinale australiano George Pell. «Il resto del personale dell’Apsa – si legge nel bollettino vaticano – concentrerà le proprie attività esclusivamente sul ruolo di tesoreria della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano». Toccherà sempre alla nuova Segreteria per l’Economia la gestione del budget della Santa Sede da dividere tra i vari dicasteri.
Sono cambiati, dunque, i rapporti di forza all’interno della Curia vaticana. La cordata degli italiani che per anni ha fatto il bello e il cattivo tempo, eccezion fatta per il nuovo segretario di Stato Parolin, è solo un ricordo. È iniziata l’era di George Pell, cardinale che piace a papa Bergoglio per la sua determinazione e concretezza. Se i ponti col passato sono tagliati, la polvere non verrà nascosta sotto il tappeto. Ogni accusa al cardinale Tarcisio Bertone relativamente alle finanze vaticane – assicura Pell – «sarà considerata seriamente e efficientemente e appropriamente dalle autorità competenti». Anche questa è una delle tante belle novità riconducibili alla gestione targata papa Francesco. La rivoluzione – c’è da scommetterci – è ancora all’inizio.
Nino Fazio