“Ci vorranno anni prima di vedere l’introduzione del Var in Champions League”. Lo ha detto il vicepresidente esecutivo dell’Uefa, Michele Uva a Radio 24. “Tutte le grandi innovazioni, soprattutto quelle tecnologiche applicate al calcio, hanno necessità di una normale taratura – ha aggiunto Uva – L’Europa League, così come la Champions, coinvolge 55 paesi e non tutti hanno introdotto la tecnologia Var. Siamo quattro paesi che la utilizzano e in questo momento lo facciamo online. Penso che non ci sarebbe uniformità di arbitraggio e assistenza. È giusto aspettare quando tutta l’Europa o buona parte degli arbitri sarà già abituata a questa tecnologia”.
Il dirigente ha sottolineato come la decisione di non inserire il Var nelle coppe europee “è solo preventiva. In questo momento c’è disomogeneità a livello arbitrale europeo. Parliamo di centinaia di gare, con interessi economici straordinari e penso che sia giusto fare questo salto nel momento in cui ci sarà in Europa l’omogeneità di utilizzo della tecnologia”.
La decisione dell’Uefa è condivisa dalla Fifa perché, come spiega ancora Uva, “il responsabile della commissione arbitrale della UEFA è Collina, il responsabile della commissione FIFA degli arbitri è sempre Collina. Quindi non ci può essere un pensiero diverso, da un punto di vista di utilizzo della tecnologia, fra UEFA e FIFA visto che a coordinare entrambi i progetti è la stessa persona”.
Oltretutto, conclude Uva, “le quattro nazioni europee utilizzano il Var con metodologie diverse. Germania e Portogallo hanno una control room distaccata da dove agiscono i Var. Noi invece abbiamo scelto di avere i Var insieme agli arbitri negli stadi. Serve omogeneità di funzione e predisposizione”.