Danneggiata nella notte fra sabato e domenica, durante l’apertura straordinaria ad un euro per le “Giornate europee del patrimonio culturale”, la versione gigante, esposta nella piazza esterna del Museo delle Arti del XXI secolo (Maxxi), della scultura Up 5&6, con cui nel 1969 Gaetano Pesce aveva denunciato la condizione di sottomissione del genere femminile.
L’opera. La scultura esposta al Maxxi è composta da una poltrona arancione a forma di donna, alta sette metri, incatenata ad una palla gigante. All’interno delle due macrostrutture si trovano alcuni omaggi alla giovane studentessa pakistana Malala Yousafzai e ad altre vittime di violenza e sopraffazione. Proprio in uno dei corridoi d’accesso si sono introdotti i vandali, danneggiando in più punti una parete di cartongesso.
Gaetano Pesce. «Sono passati 45 anni dalla prima edizione di UP 5&6 – ha ricordato malinconicamente l’autore – Avevo concepito quest’opera, che metaforicamente lega con una catena un corpo femminile a una palla, per denunciare la condizione di prigionia a cui la donna è condannata dai pregiudizi maschili. E proprio questa opera di denuncia, evidentemente più attuale che mai, è stata al centro di un atto vandalico: sono dispiaciuto e anche preoccupato».
Giovanna Melandri. Ferma condanna anche dalla presidente della Fondazione Maxxi – ed ex ministro della Cultura – Giovanna Melandri, che parla di «inciviltà» e stigmatizza in particolare il significato del gesto vandalico, ma assicura che il Maxxi continuerà nella sua politica di esporre gratuitamente opere anche nella sua piazza interna – frequentatissima da artisti e da semplici residenti del quartiere Flaminio – dove organizza periodicamente performance artistiche, rassegne di cinema, teatro e poesia, «nella convinzione che, in epoca di crisi, sia un dovere sostenere i consumi culturali e consentire a tutti di poterne fruire».
Di Alessandro Testa