Da Paolo VI a Francesco, passando per Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Valentina Alazraki, corrispondente messicana a Roma per l’emittente Televisa, ha accompagnato i papi e raccontato la Chiesa e il mondo. Ma le sue parole più forti le ha pronunciate da madre, prima ancora che da giornalista, quando, intervenendo sabato scorso al summit dedicato agli abusi sessuali del clero, ha inchiodato i capi della Chiesa alla parola “silenzio”.
Ed è proprio dalla lotta al silenzio, e dalla necessità di trasparenza, che Alazraki è partita nell’incontro avvenuto stamattina con gli allievi del Master in giornalismo della Lumsa di Roma. La giornalista ha raccontato ai giovani praticanti quanto difficile sia il rapporto tra la Chiesa e il mondo dell’informazione. Per lei la struttura ecclesiastica è spesso diffidente e timorosa ad aprirsi ma i giornalisti devono “sfidarla” e fornire comunque le notizie, anche quelle scomode e dolorose, come il caso riguardante gli abusi sessuali commessi dal clero.
Alazraki ha ribadito quanto colpevole e dannoso sia stato il silenzio della Chiesa sulle responsabilità dei suoi membri, e quanto invece sia necessaria un’operazione verità con alti prelati e fedeli insieme protagonisti di una nuova fase di giustizia e riorganizzazione interna.
La corrispondente propone di mettere al centro le vittime, finora ignorate dal Vaticano. E come primo passo della svolta ha citato il viaggio in Cile di Papa Francesco, nel gennaio del 2018, accolto dalle contestazioni dei cileni indignati per i tanti abusi e scandali coperti dalla curia locale. In risposta il Pontefice ha “licenziato” i vertici della chiesa cilena e convocato a Roma le vittime, alle quali ha chiesto perdono.
In chiusura Alazraki ha riportato agli aspiranti colleghi un paio di aneddoti entrati nella storia del giornalismo. Ha raccontato di quando, giovane inviata, rubò una dichiarazione a Giovanni Paolo II spuntando da dietro le piante e offrendogli un sombrero, durante il primo viaggio dell’allora neo Pontefice, proprio in Messico. E di quando, con coraggio, fece la prima domanda che inaugurò il filone delle conferenze stampa con il Papa in aereo.