Ci sarà più tempo in Veneto per la consegna di tutta la documentazione vaccinale in nidi e asili, quindi dei bambini tra 0 e sei anni, che impedirà la decadenza dell’iscrizione. La scadenza è ora fissata per l’anno scolastico 2019-2020. La decisione è riportata nel decreto che predispone le “indicazioni regionali in regime transitorio di applicazione della legge Lorenzin”, firmato dal direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan.
La regione Veneto ha presentato anche un ricorso alla Corte Costituzionale per evidenziare alcune eventuali incongruenze nella legge Lorenzin. Secondo indiscrezioni il Governo vorrebbe impugnarlo davanti al Tar del Veneto. Per ora pare sia stata avviata solo l’analisi del dossier.
Nel testo della legge si parla, infatti, da un lato di “documentazione come requisito di accesso”: infatti le ultime circolari dei ministeri della Salute e dell’Istruzione ribadiscono che per ammettere a scuola i bambini tra 0 e 6 anni i genitori devono consegnare entro il 10 settembre la documentazione che comprova l’effettuazione di 10 vaccini (poliomelite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Haemophilus influenzae B, morbillo, rosolia, parotite e varicella) oppure la richiesta di appuntamento per somministrarli. Ma dall’altro per l’anno 2019/2020 viene detto: «La mancata presentazione della documentazione comporta la decadenza dall’iscrizione».
«Dalla legge non emerge in modo chiaro se le misure di restrizione alla frequenza scolastica siano applicabili sin dall’anno scolastico 2017/2018 e per l’anno scolastico 2018/2019, per i bambini già iscritti a nidi e materne», ribadisce Mantoan. L’intenzione della regione Veneto sembrerebbe, quindi, quella di non lasciare “fuori” nessun bambino fino a eventuali chiarimenti da parte del ministero.
«Ci riserviamo tutte le azioni di nostra competenza, il decreto del Veneto non è sostenibile. Se derogano di due anni, si assumono la responsabilità di quello che può accadere in ogni struttura e ai singoli alunni», ha dichiarato la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, in un’intervista al Corriere della Sera. E in merito al ricorso aggiunge: «Siamo molto tranquilli e sereni sulla correttezza di un provvedimento a difesa della tutela della salute, principio previsto dall’articolo 32 della Costituzione. Sono misure necessarie per difendere la collettività. Senza vaccini non si entra. È un divieto sacrosanto. In questa fascia scolastica, da 0 a 6 anni, convivono bambini di età diverse. Quelli sotto i 6 mesi rischierebbero di essere contagiati dai più grandi e di essere colpiti da infezioni gravi come il morbillo, che quest’anno nel 46% dei casi ha richiesto il ricovero in ospedale».
Intanto, se Michele Emiliano, governatore della regione Puglia, ha annunciato che sosterrà i ricorsi degli obiettori, la Lombardia fa marcia indietro, congelando la delibera che prevedeva una deroga di 40 giorni per mettere in regola dal punto di vista delle vaccinazioni i bambini già iscritti al nido. «Non vogliamo uno scontro con il governo», ha detto il governatore Roberto Maroni.