Donald Trump ha perso l’ennesimo componente della sua squadra. A lasciarlo, stavolta, è stato Gary D. Cohn, principale consigliere economico e ideatore della riforma fiscale voluta dal presidente. Il motivo è chiaro: il conflitto sulla questione dei dazi per l’acciaio e l’alluminio.
Proprio pochi giorni fa il tycoon aveva annunciato l’introduzione di nuove tasse sul mercato “per proteggere i nostri lavoratori e le nostre imprese”, sottolineando che “a volte le guerre commerciali non sono così male”. Le reazioni dell’Europa e della Cina sono state subito contrarie, mentre i consulenti economici della Casa Bianca – con l’esclusione di Cohn – si sono schierati con il presidente degli Usa.
Non è la prima volta, però, che Donald si scontra con il fedelissimo consigliere. L’estate scorsa, Cohn aveva rimproverato al presidente l’atteggiamento comprensivo nei confronti dei suprematisti bianchi, durante le manifestazioni razziste a Charlottesville.
Oltre al commercio, comunque, un altro caposaldo del programma trumpiano – l’immigrazione – è oggetto di scontro. Il dipartimento della Giustizia, infatti, ha deciso di fare causa alla California: lo Stato si oppone alle politiche repressive nell’ambito dell’immigrazione illegale. L’accusa del dipartimento, nello specifico, è di aver approvato tre leggi che interferirebbero con il lavoro delle autorità federali e, quindi, definite “incostituzionali”. I provvedimenti, nella pratica, proibiscono ai datori di lavoro di collaborare con le autorità federali nel trovare e arrestare lavoratori privi di permesso. Inoltre, impediscono alle forze dell’ordine locali di avvisare gli agenti dell’immigrazione quando vengono rilasciati detenuti senza documenti.
Risale a poche ora fa, invece, l’azione legale avviata dalla pornostar, Stormy Daniels, nei riguardi del tycoon. La donna ha affermato che il suo accordo per tacere sulla presunta relazione con il presidente è nullo: Donald non lo avrebbe mai firmato. A riportare la notizia è stato il Washington Post, secondo il quale dai documenti emergerebbe il mancato pagamento di 130mila dollari, da parte di Trump, che il suo avvocato versò a Daniels, nel 2006, per mantenere il silenzio.