Il ministro della Giustizia americano Jeff Session ha mentito di fronte al Senato. Gli incontri con i dirigenti russi ci sono stati. In particolare con l’ambasciatore russo a Washington Sergey Kislyak. E’ accaduto nel 2016, mentre Session ricopriva la carica di consigliere di politica estera nella campagna elettorale di Donald Trump.
A rivelarlo è stato questa mattina il quotidiano statunitense Washington Post. Quella di Session si configura come una falsa testimonianza avvenuta sotto giuramento, durante l’audizione di conferma della sua nomina al Senato. Era il 10 gennaio scorso e il senatore rispondeva no ad una domanda esplicita: se era a conoscenza di possibili contatti tra la squadra di Trump e i dirigenti russi.
Secondo i dettagli rivelati dal giornale statunitense, le conversazioni private con Kislyak a luglio e settembre 2016, che si sono tenute nell’ufficio del senatore Session, coincidono con il culmine della campagna di cyberspionaggio russo volta a sovvertire la corsa alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Si apre così uno squarcio sulle cause della falsa affermazione. Il dipartimento della giustizia da lui guidato, infatti, gestisce le indagini condotte dalla Federal Bureau of Investigation (Fbi), sulla cosiddetta “Russian Connection”. Si tratta di contatti e incontri sospetti avvenuti fra esponenti della diplomazia e dello spionaggio russi, e alcuni membri della squadra di Trump.
Il principale rischio per Session è che debba lasciare la guida dell’indagine sulle ingerenze russe nelle presidenziali 2016. Trump ha sempre rifiutato di condannare il presidente russo Vladimir Putin, rinsaldando invece i legami fra i due Paesi. Dall’altra parte dell’oceano non è arrivato nessun commento.
A causa delle conversazioni con Kisylak, l’ex consigliere della Sicurezza nazionale Michael Flynn fu costretto a rassegnare le dimissioni il mese scorso. Session, invece, non sarà costretto a lasciare il posto. Dovrebbero essere i suoi stessi colleghi del Senato, a maggioranza repubblicana, a richiederle.