L’Fbi, durante la perquisizione nella residenza dell’ex presidente americano Donald Trump del mese scorso, ha sequestrato anche dei documenti top secret relativi alla difesa nucleare di un Paese straniero. A rivelarlo è uno scoop del Washington Post che spiega come gran parte di questi documenti contengano dettagli fondamentali su operazioni assolutamente segrete.
Nonostante queste carte sarebbero dovute essere in un luogo sicuro e ben custodito, la polizia ha potuto reperirle facilmente nella villa di Trump a Mar-a-Lago. In particolare, sono state recuperate 33 scatole di documenti, di cui oltre 11 mila non classificati, 18 top secret, 53 segreti e 31 confidenziali. Ma non è tutto. In alcuni degli scatoloni prelevati erano nascoste informazioni sull’identità di spie, fonti, informatori, collaboratori, agenti sotto copertura e di gran parte dell’intelligence americana.
Le motivazioni che hanno portato alla perquisizione sono state rese note ieri con la pubblicazione del mandato di perquisizione usato dagli agenti. Nel rapporto si legge che l’Fbi stava conducendo delle indagini per violazione della legge sullo spionaggio (Espionage Act) e la gestione criminale di atti governativi (Presidential Record Act). Secondo questi documenti, infatti, chi lascia la Casa Bianca deve consegnare tutte le carte prodotte durante il mandato, cosa che Donald Trump non ha mai fatto.
Naturalmente la risposta dell’ex presidente degli Stati Uniti non si è fatta attendere. Il team legale di Trump ha chiesto a un giudice federale di nominare un giudice terzo per garantire che il Dipartimento di Giustizia restituisca tutti i suoi documenti privati sequestrati. Trump sostiene che i suoi diritti costituzionali siano stati violati e che potrebbero essere stati sequestrati materiali che, in qualità di ex presidente, gli appartengono ancora.