Le manifestazioni anti-Trump in tutti gli Usa assumono sempre di più i caratteri di rivolta. Dopo aver dato fuoco a cassonetti e distrutto vetrine di negozi, 29 manifestanti sono stati arrestati a Portland, in Oregon. La polizia ha ricorso a pallottole di gomma e spray al peperoncino per sopprimere la manifestazione oramai degenerata. Oltre 4.000 persone hanno partecipato alla protesta contro il neo presidente e la polizia ha minacciato di arrestare tutti coloro i quali si spingessero al di fuori dell’area concessa per la manifestazione.
Dopo l’incontro con il presidente uscente Obama alla Casa Bianca, Donald Trump si è rivolto su twitter a tutti i manifestanti che sono scesi in piazza per la seconda notte consecutiva. “Adesso i contestatori di professione, incitati dai media, stanno protestando. Molto ingiusto” ha cinguettato il tycoon. Sembrerebbe che il presidente neo eletto stia provando a placare gli animi, tentando di dare un segnale di unità del Paese attraverso la stretta di mano con Obama. Un buco nell’acqua, almeno per adesso.
In circa 25 città americane sono stati effettuati almeno 100 arresti durante le proteste al grido di “Not my president”. Tensione anche a New York, dove ben 30 delle persone che protestavano sotto la Trump Tower sono finite in manette. Caos anche sotto il Trump Hotel a Columbus Circle, a nord del Central Park.
La manifestazioni hanno investito le città più importanti del Paese, da Detroit, Los Angeles e San Francisco a Boston, Austin, Seattle e via dicendo. Cortei anche davanti la Casa Bianca, a Washington. In molti già si appellano agli Obama, invocando “Michelle 2020”, ossia l’ex first lady come presidente tra quattro anni. Tra i trend topic mondiali su twitter, spicca l’hashtag #TrumpRiot (“Sommossa contro Trump”) e le manifestazioni si caratterizzano sempre di più per toni da insurrezione popolare. Il Ku Klux Klan ha, intanto, dichiarato che organizzerà un “corteo per la vittoria” il 3 dicembre in North Carolina. Non esistono più vinti o vincitori, quando si perde l’unità del Paese è una sconfitta per tutti. Donald Trump ha condotto una campagnia che ha puntato sulle divisioni e sulla violenza verbale, e, come si sa, violenza porta violenza. Su molti cartelli si legge lo slogan “Love trumps hate”, l’amore sconfigge l’odio. La speranza è che sia vero.