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Usa, l’accordo sul nucleare passa al Senato. Teheran spera nello stop alle sanzioni

di Federico Capurso11 Settembre 2015
11 Settembre 2015

991123Obama600L’ultima vittoria di Barack Obama arriva sul fronte interno più insidioso, il Senato, dove si è giocata la fondamentale partita per la ratifica degli accordi sul nucleare iraniano. Per i democratici il Campidoglio di Washington è diventato un vero e proprio terreno da imboscata da quando con le elezioni di Midterm, nel novembre scorso, la maggioranza dei seggi al Senato è passata in favore dei repubblicani (54 seggi a 44).

Dunque, capolavoro politico di Harry Reid, leader dei senatori democratici, riuscito a bloccare una mozione presentata proprio dai repubblicani per far naufragare l’accordo con Teheran. Era necessario arginare i voti dei repubblicani per non permettergli di raggiungere la maggioranza speciale dei due terzi, grazie alla quale avrebbero potuto impedire alla Casa Bianca di porre il veto presidenziale. Così si apre invece a Obama un’autostrada per la ratifica dell’accordo consentendogli, grazie alla possibilità di apporre il veto, di evitare un’ulteriore sfida al Congresso.

Ora ci sarà da lavorare con le diplomazie iraniane per infondere nell’opinione pubblica dei rispettivi paesi una solida fiducia nel futuro ottemperamento degli accordi. C’è tempo fino al 2016, quando a maggio verrà rinnovato il parlamento di Teheran, mentre a novembre negli Stati Uniti sarà la volta delle elezioni presidenziali. L’obiettivo è rendere nei prossimi mesi, per qualsiasi candidato, troppo alto il costo politico di un eventuale sabotaggio del negoziato, blindando il risultato raggiunto.

In Iran faranno gioco forza le sanzioni dell’Onu, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, per le quali è prevista una progressiva rimozione o sospensione. Grande importanza avrà lo sblocco delle transazioni finanziarie finora congelate, compreso il rientro dei crediti vantati dall’Iran all’estero.

Dall’altra parte dell’oceano saranno fondamentali le garanzie offerte da Teheran, con l’eventuale possibilità di ripristinare il piano sanzionatorio attraverso procedure snelle e veloci. Saranno più lunghi, inoltre, i tempi di rimozione delle sanzioni relative alla vendita degli armamenti e della componentistica per l’industria balistica (rispettivamente 5 e 8 anni).

Insomma, l’accordo raggiunto a Vienna sembra poggiare su basi solide, sulle quali costruire un vero e proprio riavvicinamento tra Usa e Iran. Un disgelo necessario anche alla luce del recente riavvicinamento della Russia a Teheran. L’Iran avrebbe infatti assicurato a Mosca la sua collaborazione nell’intervento militare in Siria, rilasciando anche il permesso di sorvolare il suo spazio aereo.

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