Il Congresso americano ha ufficialmente proclamato il 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America: Joe Biden. Accanto a lui ufficializzata anche la nomina di Kamala Harris, in qualità di vicepresidente.
La proclamazione è avvenuta in mattinata, al termine delle seduta del Congresso a camere riunite, dopo la brusca interruzione di ieri pomeriggio (ora locale) a causa dell’assalto di alcuni manifestanti pro Trump alla sede del Campidoglio americano.
Mike Pence, attuale vicepresidente degli Stati Uniti, ha dunque certificato i 306 voti con i quali il partito democratico si è aggiudicato il collegio elettorale, sbaragliando così il partito repubblicano fermatosi invece a 232 voti.
Intanto, dopo i sanguinosi fatti di cronaca avvenuti ieri a Washington, si fa sempre più insistente la voce di una rimozione immediata di Donald Trump da 45esimo presidente americano, in attesa del giuramento ufficiale di Joe Biden e Kamala Harris il prossimo 20 gennaio. Ma il tycoon ha fatto sapere, attraverso una nota diffusa dalla Casa Bianca, che “ci sarà una transizione ordinata verso il 20 gennaio”, ribadendo però la sua contrarietà nei confronti di un’elezione che, continua a ripetere, “è stata truccata”.
Le sue parole non arrestano l’ondata di critiche e di proteste da parte di chi crede che la responsabilità di un atto insurrezionale come quello di ieri sia da attribuire a lui. Tra questi anche alcuni leader repubblicani, d’accordo su una sua eventuale rimozione grazie al 25esimo emendamento della Costituzione americana, che permetterebbe la destituzione dell’incarico pur senza elevare accuse precise, consegnando i poteri al vicepresidente in carica in attesa di una nuova nomina. Fuori dai confini americani la cancelliera tedesca Angela Merkel non ha usato mezzi termini. “Deploro che il presidente Trump non abbia riconosciuto le sconfitta alle elezioni da novembre e che non lo abbia fatto neppure ieri” ha commentato.
Nel frattempo si temono nuovi scontri nelle prossime settimane e il sindaco di Washington Muriel Bowser ha esteso l’emergenza pubblica nella capitale fino al 21 gennaio.