“Marino, Marino, Marino, mi voglio al più presto sposar”. Sulle note di Rocco Granata è giunto il chiaro appello del Roma pride al sindaco affinché rispetti la promessa di istituire il registro delle unioni civili ed estenda quindi anche alle persone dello stesso sesso la possibilità di celebrare i legami affettivi. Un motivetto allegro per un tema molto serio: il riconoscimento di diritti alle cosiddette minoranze sessuali vede infatti l’Italia in una posizione diversa rispetto agli altri paesi d’Europa, pur essendo entrato nell’agenda setting della politica ad intervalli regolari negli ultimi anni. Il primo cittadino della capitale ha partecipato alla sfilata dell’orgoglio omosessuale, partita sabato scorso da piazza della Repubblica, cogliendo l’occasione per rinnovare l’impegno preso in sede di elezione al Campidoglio.
In calendario dopo il bilancio. Il calendario prevede quindi l’inserimento della delibera per l’istituzione del registro subito dopo l’approvazione del bilancio. Quantomeno sarà questa la richiesta che Marino farà al presidente dell’assemblea capitolina. In Comune si sta verificando anche la possibilità di trascrizione di matrimoni omosessuali celebrati in paesi europei che prevedono tale diritto. E se molti manifestanti accolgono con favore la presenza del primo cittadino, che tra l’altro indossava la fascia tricolore per dare una veste istituzionale all’adesione, c’è anche chi gli contesta un eccessivo ritardo, considerando che è ormai passato un anno dal ritorno del centrosinistra al Campidoglio senza riuscire a portare in consiglio la delibera.
Alla parata anche Vendola e Cuperlo. Era da vent’anni che non si vedeva un sindaco di Roma sfilare al gay pride. L’ultimo, prima di Marino, era stato Francesco Rutelli nel 1994. Negli ultimi dieci anni, una serie di municipi della Capitale hanno deliberato l’istituzione del registro delle unioni civili. A partire dall’ex Municipio X (oggi VII), che ha previsto la possibilità a già nel 2005, fino ad arrivare al Municipio II che ha approvato la delibera meno di un mese fa. I partecipanti al gay pride di sabato scorso – 200 mila secondo i dati forniti dagli organizzatori – hanno realizzato un cartonato rappresentante il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che non ha aderito alla manifestazione. Una protesta ironica per chiedere al premier di affrontare il problema a livello nazionale e considerarlo tra le priorità. Una richiesta che registra il sostegno del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e del presidente del Partito democratico Gianni Cuperlo, entrambi presenti al corteo.
Roberto Rotunno