L’aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit si è concluso con una vendita lampo dei pochi diritti di opzione non esercitati dai soci. In una nota si legge che l’ammontare complessivo dell’operazione è stato pari 15.063.861,25 euro, per un totale di 1.469.645 diritti di opzione non esercitati nel periodo di offerta. Si avverte inoltre che i diritti inoptati acquistati nell’ambito dell’offerta in Borsa, e conseguentemente la sottoscrizione delle nuove azioni, dovranno essere effettuati, a pena di decadenza, entro e non oltre il terzo giorno di Borsa aperta successivo a quello di comunicazione della chiusura anticipata e quindi entro il 2 marzo.
Le vendite di stamani rappresentano l’appendice residuale di una brillante fase di offerta ai soci, che si era chiusa con un’adesione pari al 99,8%, per un controvalore incassato di 12,969 miliardi di euro circa. Unicredit porta quindi a compimento la sua quarta ricapitalizzazione, dopo quelle del 2008, 2009 e 2012. Si tratta inoltre dell’aumento di capitale più grande della storia borsistica italiana e anche tra i maggiori a livello europeo.
A metà mattina buona la performance del titolo a Piazza Affari, che alle 11:30 guadagnava lo 0,50%. In positivo anche il listino Ftse Mib, che tenta oggi il rimbalzo insieme alle altre borse europee dopo il tonfo di venerdì scorso. Nel comparto dei bancari si distingue in negativo Mps (-7,48%), sospeso per eccesso di ribasso. Occhi puntati anche sui titoli di Intesa e Generali, dopo che la banca guidata dall’ad Carlo Messina ha rinunciato alla conquista del leone alato. Il titolo Intesa Sanpaolo è arrivato a guadagnare oltre il 5%, mentre Generali dopo la caduta in avvio prova a recuperare restando però, intorno alle 12:00, al di sotto della parità, a -3,69%.