I bambini più poveri hanno più possibilità di morire nelle aree urbane. Il rapporto dell’Unicef “Advantage or Paradox: The Challenge for children and young people growing up urban (Vantaggio o paradosso: le sfide dei bambini e dei giovani che crescono in aree urbane)” ha ribaltato un luogo comune: la città non è un luogo protetto per i bambini più poveri.
In questi anni, il processo di urbanizzazione in Africa e in Asia è rapido. Entro il 2030, secondo l’Unicef, sette delle dieci città più grandi saranno in Asia. La popolazione africana cresce più rapidamente delle altre, con un tasso annuale 7,5 %. A tale crescita esponenziale, il rapporto rileva che i bambini più poveri che vivono nelle aree urbane, in un paese su quattro, hanno maggiore probabilità di morire prima di compiere i cinque anni di età rispetto ai coetanei che vivono nelle aree rurali. In un paese su sei, inoltre, hanno meno possibilità di completare la scuola primaria rispetto ai bambini che abitano fuori dalla città.
Un paradosso, dunque, che rivela che non tutti beneficiano dei “vantaggi delle città”, l’accesso alle infrastrutture, stupendi maggiori, e servizi migliori. Al contrario, secondo Unicef, “le disuguaglianze, l’esclusione e le sfide per il benessere, come rischi ambientali e per la salute nelle città, possono sfociare insieme in un ‘paradosso urbano’ in cui molti residenti nelle città – fra cui bambini – subiscano e soffrano maggiori privazioni gravi rispetto ai loro coetanei che vivono in aree rurali”. La direttrice dell’Unicef per dati, ricerca e politiche, Laurence Chandy, spiega che “Per i genitori che vivono in aree rurali, a prima vista, le ragioni per migrare verso le città sembrano ovvie: maggiore accesso al lavoro, all’assistenza sanitaria e a opportunità formative per i loro bambini”. Tuttavia, prosegue, “Non tutti i bambini che vivono in città ne stanno beneficiando in maniera uguale. Abbiamo prove di milioni di bambini nelle aree urbane che vivono in condizioni peggiori rispetto ai loro coetanei nelle aree rurali”.