La diffusione del coronavirus è, per alcuni esecutivi nel mondo, l’occasione per ampliare i propri poteri e avere un controllo più ferreo sui propri cittadini, limitando notevolmente le libertà individuali.
E quello del premier ungherese è il caso più eclatante. Con 138 voti favorevoli e 53 contrari, ieri il Parlamento magiaro ha concesso pieni poteri al leader Viktor Orban, con il pretesto di combattere il coronavirus. I due terzi della maggioranza hanno dato all’uomo forte di Budapest il via libera di governare per decreto, da solo e senza contestazioni, respingendo la mozione dell’opposizione che chiedeva di inserire nel testo di legge almeno un limite temporale di novanta giorni allo stato di emergenza.
Il pacchetto di misure anti-coronavirus per un Paese che oggi, secondo i dati della John Hopkins University, ha 492 casi e sedici morti, prevede lo stato di emergenza a tempo indeterminato, poteri straordinari al premier, sospensione immediata delle elezioni e carcere fino a cinque anni per chi fa disinformazione sull’epidemia o sul governo.
Durante il suo discorso in Parlamento, Orban ha sostenuto la sua causa: “Non chiedo una settimana, due giorni, né novanta giorni di stato di emergenza. Non ho bisogno di una scadenza fissa. Potete ritirarlo domani mattina se lo considerate inadeguato”. Il leader magiaro ora ha soltanto il dovere di informare il presidente della Camera e i capigruppo parlamentari delle misure che vorrà adottare, per poi procedere da solo.
Il timore dell’opposizione è che Orban non revochi le misure nemmeno quando l’emergenza sanitaria sarà finita. Infatti, il decreto potrà essere revocato soltanto con un altro voto dei due terzi del parlamento e una firma presidenziale. Una possibilità lontana per il leader ultranazionalista che, da quando ha (stra)vinto le elezioni nel 2010, ha avviato una strategia per allargare le maglie del suo potere nel Paese, nonostante i costanti moniti di Unione europea, comunità internazionale e associazioni dei diritti umani.
Granting government unlimited powers in Hungary under new #Covid19 law is a disturbing development. This bill creates an indefinite and uncontrolled state of emergency and gives Viktor Orbán and his government carte blanche to restrict human rights.
— Amnesty International (@amnesty) March 30, 2020
Per i socialisti all’opposizione il voto parlamentare dà inizio alla dittatura. Perfino il partito nazionalista Jobbik, più a destra di Fidesz, il partito di Orban, ha parlato di “colpo di Stato”.
E anche l’Europa si allarma, nonostante non arrivino condanne chiare. Ieri il commissario europeo per la Giustizia e lo Stato di diritto Didier Reynders, su Twitter ha scritto che “la Commissione europea sta valutando le misure di emergenza adottate dagli Stati membri in relazione ai diritti fondamentali”. Forse arriveranno le sanzioni richieste già dallo scorso settembre, quando il Parlamento europeo aveva chiesto contro Budapest l’attivazione dell’articolo 7 del Trattato sulla Ue.
🇪🇺 @EU_Commission evaluates the emergency measures taken by Member States with regard to fundamental rights. This is particularly the case for the law passed today in #Hungary concerning the state of emergency and new criminal penalties for the dissemination of false information.
— didier reynders (@dreynders) March 30, 2020
Ma la risposta non ha una sola voce in Italia. Mentre Pd e Italia Viva, affidandosi alle voci dei loro leader, condannano la legge votata in Ungheria e invitano la Commissione europea a considerare il ruolo dell’Ungheria nell’Unione, i sovranisti italiani lodano il premier magiaro. Il leghista Matteo Salvini, su Twitter, ha augurato a Orban di operare al meglio grazie all’appoggio dato dalla democrazia.
Poteri speciali a Orban per combattere con forza il virus? Saluto con rispetto la libera scelta del parlamento ungherese (137 voti a favore e 53 contro), eletto democraticamente dai cittadini. Buon lavoro all’amico Viktor Orbán e buona fortuna a tutto il popolo di Ungheria. pic.twitter.com/zDJqnHsxUn
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) March 30, 2020
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha invece sottolineato le analogie fra Italia e Ungheria, perché “anche in Italia quasi tutti i poteri sono stati dati al governo con un decreto legge”. Un paragone che non è piaciuto al presidente della Camera Roberto Fico, che lo ha definito “fuori luogo”.