Cinquantaquattro siti Unesco in pericolo a causa di guerre, di cambiamenti climatici, dell’inadeguatezza della tutela e dello sviluppo insostenibile: è quanto emerge da un resoconto pubblicato oggi da Il Fatto Quotidiano che evidenzia i danni causati dall’uomo ai beni culturali mondiali.
La mappa pubblicata dal quotidiano riporta quali sono i siti culturali e naturali da salvaguardare e la loro esatta posizione. Diversi di questi sono situati in Medio Oriente, di cui sette solo in Siria, dove atti terroristici e conflitti armati hanno danneggiato il patrimonio culturale locale.
Coinvolti anche alcuni siti situati in America Centrale e Meridionale, messi a repentaglio dallo sviluppo incontrollato che devasta il clima della Terra. Discorso analogo per le foreste del Belize e delle Isole Salomone, le foreste pluviali del Madagascar e quelle tropicali in Indonesia.
Il sospetto è che, tra i 1092 siti del patrimonio umano censiti dall’Unesco, ce ne possano essere ancora molti in pericolo oltre ai 54 confermati ufficialmente. E potrebbero trovarsi in luoghi differenti rispetto a quelli riportati.
Il giornale diretto da Marco Travaglio fa alcuni esempi di luoghi culturali potenzialmente critici in Italia: Venezia, devastata dal turismo di massa e a rischio cancellazione a causa dell’innalzamento dei mari dovuti ai cambiamenti climatici; il centro storico di Napoli, colpito da saccheggi e crolli; Firenze, penalizzata da un recente modifica del regolamento urbanistico a discapito del suo patrimonio culturale.
Ma gli Stati nazionali, in particolare quelli occidentali, più ricchi e potenti, evitano di dichiarare a rischio i propri siti: si preferisce un colpo irreversibile al proprio patrimonio artistico anziché un danno alla propria immagine, chiudendo gli occhi di fronte a una realtà che non si vuole accettare.